Massicciata abusiva Sporting Beach – ARPAL rimette le mani avanti e dietro

/ Maggio 8, 2017/ abusi, ambiente, ARPAL, spiagge, Sporting Beach - Portovenere (SP)

ARPAL La Spezia non è stata chiamata per verificare il materiale utilizzato per incrementare la massicciata abusiva presso lo stabilimento Sporting Beach di Portovenere, ma si fida dei lavori fatti dal privato.

Raddoppio massicciata Sporting Beach - Portovenere (SP) al 22.03.17 inizio giornata
Incremento massicciata Sporting Beach – Portovenere (SP) al 22.03.17 inizio giornata

Credo sia interessante sapere come opera ARPAL nella provincia della Spezia. Molto sinteticamente, questa appare una vicenda all’interno dei, molto criticabili, lavori di messa in pristino dello stabilimento Sporting Beach di Portovenere. Lavori a seguito di sanatoria che accoglie una serie nutrita di abusi e che, però, evita di valutare in maniera appropriata e precisa i due abusi più importanti, ovvero: una massicciata abusiva che elimina la battigia ad uso pubblico ed un cordolo di cemento lungo la stessa battigia, che viene elevato a 60 cm. dagli autorizzati 20 cm..

In questo quadro, la Regione Liguria non solo accoglie l’istanza di sanatoria, ma chiede la “mitigazione” della massicciata abusiva, in parole povere la sistemazione di alcuni “buchi”, tra cui quelli derivati dalla rimozione di alcune colate di cemento e delle sei discese a mare in calcestruzzo. La “mitigazione”, in realtà, si è trasformata in qualcosa di ben più corposo, non solo va a ricoprire le parti mancanti ma interviene su tutta la massicciata, con un notevole aumento volumetrico. Tutto questo può vedersi dal materiale che è stato portato e dai confronti prima-dopo i lavori.

Ebbene, tra i paradossi di questa sanatoria con le conseguenti operazioni, chi vi scrive ha chiesto ad ARPAL se si erano adoperati ad una verifica del materiale e delle operazioni sullo stesso. La risposta da ARPAL è sostanzialmente no, non abbiamo fatto alcuna verifica e riteniamo di non avere competenza in merito. La dott.ssa Colonna, in data 10.04.17, così scrive:

ritiene di non aver particolare competenza in merito… si rimane comunque a disposizione per eventuali interventi citando, nel caso di tali richieste, i provvedimenti di legge e/o autorizzativi che a vario titolo indicano ARPAL come Ente di riferimento.

Cordiali saluti
Il Responsabile U.O. Territorio
Dr.ssa Fabrizia Colonna

Interessato da questa chiara e responsabile presa di posizione, replico ad ARPAL in data 11.04.17:

Ne deduco che nessuna procedura di controllo del materiale, utilizzato per consolidare la massicciata posta frontalmente allo stabilimento in oggetto, sia stata posta in essere, anche in riferimento alla normativa regionale di cui alla D.G.R. n.456/2004, la quale adotta le linee guida per posa di materiali in mare (lungo le linee di costa e sugli arenili) ai sensi della L.R. n.13/99 ss. mm. e ii. e dell’art. 35 del D.Lgs. n.152/99.

Mi permetto, perciò, di chiedere più puntuali chiarimenti alla dott.ssa Colonna e alla dott.ssa Fasce, responsabile del Settore Ecosistema Costiero e Acque della Regione Liguria, dato che le operazioni di “rifiorimento” della massicciata hanno interessato tutto l’arenile sino a mare in quanto, come documentato fotograficamente, i massi ciclopici trasportati, oltre a materiale meno imponente, appaiono essere stati “lavorati” in situ, ovvero scomposti per adattarli meglio alla conformazione della massicciata stessa, con ulteriore ed evidente creazione di residui.

Mi domando anche come sia possibile che per un ordinario ripascimento si necessiti di verifiche e campionamenti di legge sul materiale utilizzato, mentre in questo caso non sia stato necessario alcun controllo od autorizzazione preventiva in tal senso.

Rimango in attesa di ulteriori delucidazioni.

Orbene, a questo punto ARPAL mi risponde in data 8.5.17, probabilmente prendendo atto (ex post) che, dopo tutto, non dovevano non avere del tutto alcuna competenza in merito, visto che adesso il tema diventa il materiale che sarebbe stato utilizzato per la corposa “mitigazione” della massicciata abusiva e non più la normativa:

… il Dipartimento ARPAL della Spezia fa presente che quanto segue.:

Il materiale utilizzato per la realizzazione della massicciata e per il suo “consolidamento” è costituito da massi calcarei completamente inerti derivanti dalla coltivazione di cave ubicate nel territorio dello spezzino.

Tali materiali sono stati sempre utilizzati da tempo memorabile (ndr: hanno scritto proprio così non è un mio refuso) per la costruzione di moli frangiflutti, massicciate di difesa degli abitati, delle spiagge, nella costruzione di porti, dighe foranee, ecc. in tutto il golfo della Spezia.

I litorali costieri del Comune di Portovenere sono composti dalle stesse formazioni rocciose da cui provengono i massi utilizzati per la realizzazione e consolidamento della massicciata in argomento.

L’immissione a mare di massi da scogliera calcarei, sia nel caso in questione che in altri numerosissimi casi in tutto il golfo della Spezia, non ha provocato contaminazioni ambientali e non altera la qualità chimica e fisica (torbidità) delle acque. Per quanto sopra non si ritiene di dover eseguire interventi per le verifica sulla tipologia del materiale impiegato in quanto ben conosciuta e neppure determinazioni analitiche sia sui massi inerti che sulle acque di mare circostanti.

Il materiale utilizzato per la realizzazione della massicciata e per il suo “consolidamento” è costituito da massi calcarei completamente inerti derivanti dalla coltivazione di cave ubicate nel territorio dello spezzino.

Tali materiali sono stati sempre utilizzati da tempo memorabile (ndr: hanno scritto proprio così non è un mio refuso) per la costruzione di moli frangiflutti, massicciate di difesa degli abitati, delle spiagge, nella costruzione di porti, dighe foranee, ecc. in tutto il golfo della Spezia.

I litorali costieri del Comune di Portovenere sono composti dalle stesse formazioni rocciose da cui provengono i massi utilizzati per la realizzazione e consolidamento della massicciata in argomento.

L’immissione a mare di massi da scogliera calcarei, sia nel caso in questione che in altri numerosissimi casi in tutto il golfo della Spezia, non ha provocato contaminazioni ambientali e non altera la qualità chimica e fisica (torbidità) delle acque. Per quanto sopra non si ritiene di dover eseguire interventi per le verifica sulla tipologia del materiale impiegato in quanto ben conosciuta e neppure determinazioni analitiche sia sui massi inerti che sulle acque di mare circostanti.

Distinti saluti

Per il settore rifiuti e suolo – Dr. Sandro Andreoli

Il Responsabile dell’ U.O. Territorio- Dr.ssa Fabrizia Colonna

Inutile replicare ulteriormente, il quadro mi pare chiaro:

  1. nessuno ha chiamato ARPAL per fare verifiche sul materiale e/o per supervisionare durante i lavori effettuati da un privato, cosa che si fa per l’immersione di corpi morti durante la sistemazione di un pontile galleggiante (quindi per molto meno materiale coinvolto), o per il ripascimento di una spiaggia effettuato per conto di un Comune;
  2. su richiesta di chiarimenti ARPAL, in merito alle verifiche del materiale, scrive di non essere competente anche per normativa;
  3. fatta presente la normativa per la quale si ritiene che la competenza ci sia, ARPAL replica che tanto il materiale è inerte, sulla fiducia, anche ex post e a distanza;
  4. se ne deduce che per ARPAL ripascere una spiaggia, sarebbe altra cosa da portare massi e magari lavorarli in situ.

Ora si, mi sento più tranquillo, dato che so che c’è ARPAL a vigilare (quando serve) sul materiale utilizzato per le nostre spiagge e, soprattutto, che se ARPAL non viene chiamata per verifiche di competenza, a lavori fatti, non importa più.

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