Abusi Le Terrazze: il Comune di Portovenere tardivamente si attiva. Gli avvocati dello stabilimento vogliono vedere il mio esposto. Trasparenza sia.
Il Comune di Portovenere ha, molto tardivamente, avviato il dovuto procedimento di accertamento amministrativo nei confronti del mega-abuso de “Le Terrazze” sul demanio marittimo. La condanna penale definitiva è del gennaio 2019, ma solo ora, a fine stagione estiva, i titolari dello stabilimento si interessano al mio esposto del novembre 2017. Per facilitare il lavoro ai loro avvocati, pubblico tutto online.
Un breve accenno ai dati ed ai fatti già avvenuti. La struttura ricettiva “Le Terrazze” di Portovenere consta di: stabilimento balneare, residence (residenza turistico alberghiera), ristorante, due bar, posti auto (di cui n.49 a destinazione pubblica e ora in concessione a prezzo molto conveniente), oneri di urbanizzazione mai edificati (come il prolungamento di una passeggiata a mare, con consolidamento della spiaggia, che il Comune però vuole cementificare e destinare a pontili per il diporto), oltre ad opere ancora inedificate (come un parcheggio privato interrato ed un campo di calcetto).
Oltre a tutto ciò, lo scorso gennaio, il Tribunale di La Spezia condanna, in via definitiva, il sig. Antonio Ricciotti, amministratore (uno degli attuali) della società Immobiliare Lido di Portovenere s.r.l., proprietaria dello stabilimento balneare in questione, perché “realizzava (…) in proprietà demaniale ed in assenza della prescritta autorizzazione (…), un’occupazione di mq 428 a fronte dei 195 concessi. Fatto accertato in data 18 settembre 2017.“. Ma attenzione, ciò che si cela sotto la sintesi del decreto penale di condanna è, in particolare, un pesante abuso edilizio che consiste nell’interramento di un braccio di mare per una superficie di circa 200 mq., oltre ad altri aspetti, tra cui un muro che divide la fascia libera di transito lungo la costa.
Il Comune aveva sul caso un mio esposto dal novembre del 2017, ma da allora non ha aperto un procedimento formale di accertamento, nemmeno dopo la condanna penale definitiva del gennaio 2019. Solo ai primi di settembre di quest’anno (2019), guarda caso ormai in chiusura dell’ennesima stagione balneare, ben dopo i miei numerosi solleciti, da mesi, anche pubblici, anche con una lettera diretta al sindaco Matteo Cozzani, finalmente appare all’albo pretorio un rapporto mensile dell’attività edilizia con il caso in esame. La relazione tecnica è datata 8 luglio e l’avvio del procedimento risulta al 31.08.19. Certo dal 22.11.17 (data del mio esposto al Comune) al 31.08.19, ne sono passati di giorni. Da tenere in considerazione che, a seguito di un esposto, persino ben documentato, il Comune non poteva rimanere inerte tutto questo tempo. Gli accertamenti dovevano procedere immediatamente, casomai, una volta avviato il procedimento amministrativo, si potevano attendere le conclusioni del procedimento penale. Ma stare fermi tutti questi mesi, a mio parere, è ingiustificabile.
Detto ciò ora, in teoria, lo stabilimento “Le Terrazze” potrebbe rischiare ben di più di una ridicola ammenda di 250 euro (sanzione penale, vedete voi come sono le norme in Italia), oltre all’obbligo di “rimettere le cose in pristino“, come previsto dall’art. 54 del Codice della Navigazione, già applicato penalmente. La rimozione degli abusi di difficile rimozione (ovvero la massicciata che ha interrato il mare per circa 200 mq., pietre e cemento) se non anche altro, sono pronto a scommetterci, vedrete che non avverrà. Eppure ci sono chiare sentenze del Consiglio di Stato (n.944/2016, sez. VI) e della Corte di Cassazione Penale a Sezioni Unite (n.17178/2002), che indicano indiscutibilmente l’obbligo della messa in pristino, non discrezionale, ordinata da parte delle autorità competenti, sia dal Comune, sia dalla Regione in difetto della prima, sia dall’autorità marittima (come scritto nell’articolo del codice), ovvero la Capitaneria di Porto, che però ha perso buona parte delle competenze originarie. Ma non per questo la C.P. non può stare certo a guardare, se le altre amministrazioni rimanessero inerti, anche se non potesse emettere lo stesso ordine direttamente (mi riferisco all’art.54 C.N.).
Ebbene, adesso che i titolari dello stabilimento hanno ricevuto notizia del procedimento amministrativo e invito a presentare osservazioni a propria difesa, cosa fanno? Vogliono leggere il mio esposto. Ci sta, è un loro diritto, ma certo non per capire di cosa si tratti il procedimento a loro carico, visto che hanno anche già subìto una condanna penale sulla stessa cosa, precisa, precisa. Oltre ad avere ricevuto una nota dal Comune di avvio del procedimento, in cui si descrive per filo e per segno la questione in corso. Certamente una descrizione ben più professionale ed ampia della mia nell’esposto.
Mi è quindi giunto un avviso da parte del Comune, relativo alla istanza di accesso da parte dello studio di Genova degli avvocati Gerbi e Massa. Il primo avviso, oltre a portare una data sbagliata dell’esposto, che lo postdatava al novembre di quest’anno (nel futuro!) , non allegava l’istanza originaria, ma sommariamente descriveva l’intenzione. Ho quindi replicato che oltre ad avere diritto, per mia tutela, ad ottenere copia dell’istanza originaria, avrei voluto capire esattamente la data, perché di esposti ne ho fatti tanti.
Il Comune, quindi, correttamente, mi ha rimandato l’avviso con l’istanza di accesso allegata, prorogando i 10 gg. per potermi opporre. Cosa che non farò. Alcuni appunti:
- per quale motivo il Comune ha inserito nella nota di avvio del procedimento l’indicazione di chi ha fatto l’esposto, con data e protocollo? Non mi pare un obbligo e non credo usuale, soprattutto se le indagini hanno già dato esito penale definitivo coerente e partono da informazioni di un semplice cittadino. Gli accertamenti si, sono un obbligo. Comunque non era un segreto, si trova la citazione dei miei esposti ripetuta sul mio blog, perché sono fatto così;
- c’è da dire che la società in causa è tenuta a rispondere su quanto è stato contestato dal Comune nel procedimento or ora avviato, a prescindere da ciò che viene scritto nell’esposto. Quindi, è chiaro, che se si vuole accedere all’esposto è per ben altri motivi. Mi spiace deludere su questo. Come si potrà leggere, non c’è nulla di strano o sopra le righe. Anche se in Italia siamo ricchi di inventiva;
- l’avvocato Massa scrive, poi, che la sua cliente (società) ha ricevuto solo il 12 settembre scorso copia del verbale ispettivo dell’Agenzia del Demanio, atto già alla base della condanna penale. Per questo chiede una dilazione dei termini per le controdeduzioni. Quindi, avv. Massa, la sua cliente (società), o meglio uno degli amministratori, non ha fatto nulla quando è stato citato in Tribunale prima della condanna penale? No, così, per sapere.
Voglio, quindi, essere il più possibile trasparente con voi dello studio Gerbi-Massa, anche se in passato avete tentato di impedire un mio legittimo accesso agli atti (rimase il Comune solitario a perorare la causa), proprio inerente la vostra cliente (società). Per sveltirvi il lavoro pubblicherò tutto online, dato che non ho proprio nulla di cui temere o tenere riservato, ma orgoglioso per il proficuo impegno sul caso. Ciò ben prima dei 10 gg. di legge per l’eventuale opposizione del controinteressato all’accesso, che sarei io.
Cominciamo dall’esposto del 22.11.17, prot. n. 00017087 come protocollato dal Comune, corrispondente, in realtà, ad una mia PEC del 21.11.17 di riscontro ad una nota precedente del Comune con ulteriori segnalazioni, ad esempio il famoso pontile anomalo, ma fisso per anni e rimosso più volte solo a seguito delle mie segnalazioni o accessi agli atti. Pubblico il resto cronologicamente a ritroso.
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Esposto del 22.11.17, prot. n. 00017087
Con i n.4 allegati che, per rapidità, pubblico in formato originario:
1. fotografia stato attuale scogliera Le Terrazze
A questo punto torniamo a ritroso alla nota del Comune del 09.11.17, a cui rispondevo, nella quale l’arch. Ottolini dichiarava che le verifiche erano state attivate, in realtà in maniera parziale, dato che, nonostante la mia nota aggiuntiva, non determinarono nessun avvio procedimentale, fino allo scorso agosto.

Nota del Comune del 09.11.17
Veniamo, quindi, alla mia PEC del 12.10.17, alla quale allego una istanza di accesso pregressa del 01.08.17, a seguito della quale avevo reperito documentazione, a mio avviso, insoddisfacente. Per questo ampliavo la platea dei destinatari per conoscenza.
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PEC del 12.10.17

In occasione della PEC del 12.10.17, non trasmisi anche le fotografie citate nell’istanza di accesso del 01.08.17, cosa che però faccio ora (aggiungendo il copyright), per completezza di informazione.
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Fotografie del 30.07.17
Una annotazione finale, l’area demaniale marittima abusata, in parte anche trattata come privata, nonostante la condanna penale del gennaio di quest’anno, ha continuato ad essere usata alla stregua degli anni precedenti. Infatti, anche per questa stagione balneare, lo stabilimento è stato libero di fare i propri guadagni su un’area in abuso dall’anno 2000.