Falò cancerogeni e soldi buttati per ripulire le spiagge dai detriti

/ Marzo 17, 2018/ ambiente, amministrazione, fuochi, spiagge

A Sarzana ed Ameglia, due comuni del levante ligure, come in molti altri comuni liguri e toscani, si preferiscono fare prima i falò cancerogeni in spiaggia e poi, dato che il materiale è tanto, buttare parecchi soldi nel trasporto di tronchi e ramaglie, magari da bruciare in impianti a biomasse, per nulla innocui pure quelli.

30.03.16, Portovenere (SP): smaltimento rifiuti

Un pessimo esempio di cultura ambientale. Gli amministratori pubblici, in particolare quelli liguri e della Toscana costiera, pensano che la legna spiaggiata sia buona da bruciare, a piacere, in spiaggia o in impianti a biomasse. Cosa assolutamente non vera, perché produce diossine, particolato e numerose altre sostanze cancerogene. Purtroppo la fa da padrona un po’ l’ignoranza e un po’ la finta ignoranza. Ma pure in materia giuridica.

L’assessore Massimo Baudone del Comune di Sarzana (SP), in questo caso, fa un cattivo servizio pubblico dichiarando: “Così come bisogna essere chiari sul fatto che la legna spiaggiata non è rifiuto speciale, come affermato sempre dalla Consulta di Marinella (non so sulla base di quali particolari competenze peraltro), in quanto già la delibera regionale lo definisce “materiale” e non rifiuto, così come stabilito dal ‪DL 152‬/06 art. 183.“.
Il citato articolo non definisce la legna spiaggiata come “materiale”, ma semplicemente fa un elenco di definizioni usate nell’articolato di legge, nulla più. Sono altri gli articoli che vanno nel merito. Se proprio lo vuole sapere, l’assessore dovrebbe già sapere che l’art.256-bis del testo unico ambientale (D.Lgs. n.152 del 03.04.2006, a cui faceva riferimento) recita: “Art. 256-bis. (Combustione illecita di rifiuti). 1. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque appicca il fuoco a rifiuti abbandonati ovvero depositati in maniera incontrollata è punito con la reclusione da due a cinque anni. Nel caso in cui sia appiccato il fuoco a rifiuti pericolosi, si applica la pena della reclusione da tre a sei anni. Il responsabile e’ tenuto al ripristino dello stato dei luoghi, al risarcimento del danno ambientale e al pagamento, anche in via di regresso, delle spese per la bonifica.“.

Proprio per questo, alcuni comuni come il suo (Sarzana), hanno fatto delibere collegate ad una legge regionale che deroga da questa norma, sulla base di dichiarazioni di calamità (vere, presunte, costituzionalmente o meno, molto meno). Sappia assessore che tale materiale legnoso entrato in contatto con l’acqua di mare, quando combusto, rilascia sostanze cancerogene e particolato, in misura molto maggiore, rispetto ad altre condizioni. Inoltre, è pure dannoso per gli impianti a biomasse, perché la presenza di cloruri (sale marino), durante la combustione, produce acido cloridrico che corroderebbe gli impianti (secondo il parere del dott. Federico Valerio, chimico ed esperto in combustione biomasse).

Infine, molti comuni fanno finta di non conoscere il parere ISPRA dato alla Regione Liguria n.1128 del 09.01.14. Leggete qui: https://partigianocivico.it/index.php/2017/12/24/la-salute-abbruciamenti-spiaggia-pratica-cancerogena/

Ci sono ditte che hanno i mezzi per tritare in loco, perché si risparmia e si compatta il materiale da trasportare. Diventa più semplice la rimozione e meno costoso il trasporto, si fanno meno viaggi. Non si devono fare cataste ulteriori temporaneamente in attesa della rimozione come si sta facendo ora. Se poi si vuole fare come si è sempre fatto, bruciare in loco a danno dell’ambiente e della salute, per poi accorgersi che non è sufficiente e trovarsi all’ultimo momento a fare guadagnare paccate di soldi a ditte che rimuovono in maniera meno intelligente, che dire?

Per chi non dovesse capire la soluzione, ovvero triturare il materiale in loco per farne compost, risparmiando notevolmente sul trasporto di ramaglie e tronchi, consiglio di vedere questo filmato: https://www.youtube.com/watch?v=-65AwWnMCIc&app=desktop

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