Ripascimenti a Portovenere (SP): salute, ambiente e trasparenza rispettati?
Solo ora abbiamo conoscenza dei dati finali riguardanti i ripascimenti del Comune di Portovenere, con meno trasparenza. I campioni preventivi del materiale da analizzare, vengono prelevati da chi compie i lavori, senza verbale o metodo di prelievo. Non sono indicati né la cava, né il fornitore del pietrisco. Nessuna analisi sulla forma del ghiaino. Il parere “preventivo” di ARPAL viene redatto a lavori già in corso. Le analisi di ARPAL post-lavori risultano tardive e superficiali.
Spesso mi chiedo se la nostra salute e l’ambiente in cui viviamo siano adeguatamente tutelati da coloro che dovrebbero vigilare su di essi. Non infrequentemente la risposta che trovo nei fatti è no. No, perché chi opera può far uso di pratiche non buone, per i motivi più disparati. Perché le norme non sono buone, ma anche perché cerca di aggirarle. No, perché chi controlla, a volte, è lo stesso controllato. Oppure, chi controlla, non fa bene il proprio dovere per carenza di risorse (personale o strumenti), o peggio, non vuole.
Questo è un caso in cui ritengo dimostrata l’inefficienza delle norme e/o l’inadeguatezza degli attori in gioco. Ciò, si tramuta in una scarsa garanzia e congruenza dei controlli a tutela di salute ed ambiente. Chiediamoci cosa si può fare. Lo dicano anche gli enti coinvolti, perché questo stato di cose non è accettabile in un paese evoluto.
Le premesse
Il caso, in fin dei conti, è relativamente semplice. Si tratta di ripascimenti stagionali delle spiagge, nello specifico degli arenili del Comune di Portovenere (SP) che, come ho documentato per gli anni 2016-18, hanno visto un peggioramento delle lavorazioni e del materiale utilizzato. In particolare mi riferisco alle spiagge dell’Olivo, che ho seguito con maggiore attenzione.
Per quest’anno abbiamo avuto un risultato finale, tutto sommato, all’apparenza migliore di quello dello scorso anno, ma attenzione a quanto rilevo in seguito. Lo scorso anno si evidenziava una superficie lavorata estremamente parziale, anche rispetto ai piani stabiliti, e una tipologia di materiale proveniente esclusivamente da una cava non fluviale, consistente in ghiaino spezzato spigoloso, non sempre agevole per chi cammina a piedi nudi (o calzature leggere da spiaggia) e si stende su asciugamani. Quest’ultimo aspetto, almeno, confermato dalla stessa ARPAL nel rapporto del 2017. Per il 2018 noto due fatti: una certa ritrosia e lentezza nell’ottenere la documentazione finale completa da parte di ARPAL, ma anche una formulazione eccessivamente sintetica del Comune. I piani di intervento sono tornati in house, nel “vecchio stile pre-2017”. Con meno spese in teoria, dato che i costi finali sono sempre gli stessi. Per ARPAL ci sono stati, si, problemi tecnici a quanto mi hanno scritto, ma probabilmente non hanno pesato un mese (almeno) di ritardo. Dal Comune abbiamo una relazione tecnica estremamente sintetica e nessun cronoprogramma o computo metrico (per lo meno per ciò che io ho ricevuto). Quest’anno non ho nemmeno avuto le fotografie pre e post lavori. Foto in genere piuttosto inutili e inutilizzabili, vista la stessa genericità della ripresa (una per zona). Le immagini post lavori, di solito, sono anche assenti, per quanto ho potuto reperire degli ultimi dieci anni.
Veniamo ai dati di quest’anno integrandoli con quanto già da me rilevato a maggio, durante i lavori, ricordando che le tipologie di materiale depositato sono state sostanzialmente due:
- un primo apporto di materiale da riempimento, veramente disomogeneo e brutto a vedersi. Uno spezzato fine e meno fine, molto polveroso, di consistenza inadatta perché facile da disperdere. Di colore inadeguato, grigio scuro o marrone se umido;
Il primo carico di materiale giunto il 3.5.18 in spiaggia all’Olivo
- un secondo apporto da copertura o rifinitura, che appare essere un ghiaino misto più spezzato che stondato. Forse proveniente (almeno in parte) da sponde fluviali e di colore grigio, abbastanza uniforme, diversamente dai colori variegati dell’arenile preesistente. Certo meglio del pietrisco dello scorso anno, formato esclusivamente da spezzato di cava, di origine non fluviale.
Il ghiaino di rifinitura giunto sulle spiagge dell’Olivo sempre a inizio maggio 2018
I documenti di quest’anno
La relazione tecnica del Comune di Portovenere
Il Comune produce una relazione tecnica di progetto del 09.02.18, molto sintetica, per tutte le spiagge interessate, con analisi del pietrisco da utilizzare , che sarebbe proveniente dal fiume Vara tra i Comuni di Brugnato e Borghetto (analisi completa), o semplicemente dal fiume Vara (analisi completa), in entrambi i casi senza identificazione della zona precisa o della cava. Le analisi sono affidate dal Comune al laboratorio privato Analysis S.a.s. di La Spezia, come per gli ultimi anni. Ma non sono i tecnici che prelevano dal cumulo, come avvenuto in passato, ad esempio nel maggio 2016, quando il personale del laboratorio redige anche un verbale di campionamento. I campioni vengono prelevati e consegnati in laboratorio dal committente, ovvero lo stesso Comune, che quindi se la canta e se la suona. Il punto di prelievo è, genericamente, il greto del fiume Vara, come se nemmeno ci fosse un cumulo da utilizzare successivamente, visto che non c’è nemmeno un verbale di campionamento. Per questo non mi soffermo sui dati tecnici. Quindi, che garanzia ho che il materiale realmente utilizzato in fase esecutiva, sia conforme a quanto riportato dalle analisi preventive? Ricordiamoci, poi, che il certificato di conformità dei lavori è rilasciato dal Comune e, lo scorso anno, nonostante le evidenti discrepanze rispetto al progetto, non è stato evidenziato alcun problema.
Intestazione delle analisi preventive 2018, in cui non si riporta il punto esatto di prelievo/cava, né l’indicazione del cumulo e il nome del fornitore. Prelievi a cura di chi svolgerà i lavori, senza verbale.
La cava di provenienza
Tornando alla cava di provenienza, i documenti di quest’anno mandati dal Comune ad ARPAL non indicano il fornitore originario del pietrisco e non mostrano alcuna certificazione del materiale, diversamente dagli anni precedenti. Lo scorso anno il ghiaino proveniva dalla cava N.E.C. di Biassa. Quest’anno il materiale è fornito, in buona parte se non totalmente, dalla S.E.I.B. s.r.l. (cosa che non ho trovato scritto da nessuna parte tra i documenti avuti). La ghiaia è stata caricata sui camion nella sede di via Pedemonte 6/1 a Vezzano Ligure, ovvero lungo le sponde del fiume Magra e non Vara. Ciò non toglie che possa provenire dal Vara (esattamente non sappiamo da dove) e depositato in quella sede per la distribuzione. Ma che la S.E.I.B. s.r.l. abbia fornito quel materiale, non appare scritto da nessuna parte, almeno per quanto pubblicato dal Comune e dato a me da ARPAL. Sarebbe da chiedere al Comune la pubblicazione delle fatture e delle bolle di carico della ditta incaricata, legalmente senza gara, come usuale, ovvero della TEAS s.r.l. di Sestri Levante. Da notare che la S.E.I.B. s.r.l. aveva, o ha ancora, un’altra sede ad Aulla (sempre Val di Magra). Sul proprio sito scrive: “Il materiale è proveniente dalla Cava Monte Porro gestita sempre dalla nostra Seib srl ed è suddivisibile in due tipologie: semilavorato e prodotto finito“. Ma magari non è aggiornato. Il Monte Porro, comunque, si trova nel Comune di Aulla, vicino alla frazione di Bibola e la cava, per intenderci, non è di fiume.
Screenshots dal sito www.seibsrl.it
Il parere preventivo di ARPAL a lavori già avviati
Vediamo il parere preventivo sul progetto, da parte di ARPAL, del 07.05.18, protocollo n. 0013610. Udite-udite, il parere PREVENTIVO (zona Olivo) è del 07.05.18, mentre i lavori erano già in corso dal 03.05.18, ovvero 4 giorni prima, come ho puntualmente segnalato via PEC alla stessa ARPAL, Capitaneria di Porto, Guardia Costiera locale e lo stesso Comune di Portovenere. Il mio articolo dell’8 maggio si basa su osservazioni e fotografie riprese, appunto, lo stesso 3 maggio. NESSUNO HA FATTO UNA PIEGA, che io sappia, nonostante sia chiaramente scritto nei vari provvedimenti del Comune che “… i lavori potranno avere inizio solamente dopo l’ottenimento dei pareri favorevoli di ARPAL e dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Orientale …” (l’autorità portuale ha competenza per le sole spiagge entro diga), ad esempio nella determina del 19.05.18 (post inizio lavori), n.254, di integrazione di spesa per pagamento dei pareri ARPAL. C’era fretta, quest’anno bisognava fare presto, le elezioni locali incombevano, mi pare chiaro. Mai visto ripascimenti ai primi di maggio, quando di solito avvengono a spiagge frequentate a fine giugno, se non nelle prime settimane di luglio. Le facessero ogni anno le elezioni. Comunque, ora sappiamo che il parere “preventivo” di ARPAL conta fino ad un certo punto. Nella medesima determina, poi, non si indica la data di rilascio dei pareri. Però, si deduce ulteriormente che il parere, o meglio i 3 pareri delle differenti zone, sono successivi al 02.05.18. Che senso avrebbe avuto fare una fattura il 02.05.18 che non li includesse? Questa, infatti, è la data della prima fattura di ARPAL riferita al riscontro dato alla prima richiesta del Comune in quanto: “… ARPAL ai fini dell’espressione del proprio parere, ha comunicato la necessità di fornire le analisi granulometriche del materiale che sarà posato sul litorale …“. Il giorno dopo, 03.05.18, il Comune che fa? Inizia i lavori. Nella determina il Comune scrive “erroneamente” di due distinti pareri, in realtà ci sono 3 pareri e un pre-parere (senza le analisi di partenza), quello citato prima con la fattura del 02.05.18. I conti tornano perché, quello che il Comune definisce secondo parere costa € 1.104,99, ovvero € 368,33 (come riportato a fine del parere del 07.05.18) moltiplicato per 3 (pareri), al centesimo! Tra parentesi: a me la prima risposta per esposti e accesso arriva solo il 16.05.18, per evitare si possa dire che il timbro del protocollo fosse riferito alla missiva indirizzata a me e non alla nota originaria. Come se il resto non bastasse.
Il parere “preventivo” di ARPAL del 07.05.18 a lavori iniziati il 03.05.18
ARPAL tranquillizza sulla fiducia
Detto ciò, a seguito delle fotografie e degli esposti inviati da me a vari uffici, nei primi giorni di maggio 2018, ARPAL mi replica con una nota estremamente tranquillizzante del 16.05.18. Si limita a ribadire pedissequamente quanto riportato dal Comune nel progetto e dalle analisi di laboratorio sui campioni preventivi. Questo senza considerare il modo di campionare che ho descritto in precedenza. ARPAL, infine, definisce di fatto normale la torbidità. In sostanza, ci si affida totalmente al parere preventivo favorevole, espresso a lavori iniziati. Il personale, si riporta ancora nella nota, effettuerà un sopralluogo, che avverrà circa 3 settimane dopo. Sopralluogo che, per normativa, non è per nulla obbligatorio, a quanto mi riporta ARPAL in altre note. Il tutto nonostante le foto di quei cumuli (soprattutto il primo) che ho inviato, con dettagli. Tra le foto non pubblicate in precedenza, queste sotto, che danno un’idea più precisa sull’effetto del materiale depositato sulla battigia e della tipologia del primo cumulo, quello triturato e polverizzato. Guardate come si attacca alle pietre più grandi quando asciuga. Sembra quasi polvere di ferro attratta da una calamita. Questo, poi, viene rapidamente dilavato nei primi giorni di lavoro, ben prima del sopralluogo di ARPAL, come visibile nelle foto seguenti.
Effetti del materiale depositato in zona Olivo, fotografato il 6 maggio 2018
Effetti in mare del materiale dilavato fotografati in data 08.05.18
Già, perché il sopralluogo con prelievo dei campioni da parte di ARPAL, arriverà solo tre settimane dopo, circa, la fine dei lavori presso il litorale dell’Olivo. Capite bene con quale risultanze.
Il campionamento di ARPAL
Ed ecco il verbale di campionamento del 01.06.18, con alcuni campi non descritti. Non si riporta alcun dettaglio circa la profondità di prelievo, oltre a mancare la descrizione del materiale, caratteristiche, modalità e strumentazione. Appare solamente la dicitura generica “varie aliquote“. Nessun dato tecnico, quindi. Non si chiarisce se “l’aliquota” (peraltro assente) si riferisca alla profondità dell’arenile, o alla superficie dell’arenile rispetto al livello sul mare. Teniamo anche conto che per la lavorazione in spiaggia e i tempi, il nuovo materiale è ormai ben miscelato con il vecchio. Le analisi ARPAL avrebbero dovuto farsi ANCHE sui cumuli depositati prima della lavorazione.
Verbale di campionamento di ARPAL del 01.06.18
La dott.ssa Colonna di ARPAL sui pareri preventivi e i referti post-lavori
Sono vari gli aspetti che ho fatto presenti con una PEC alla dott.ssa Fabrizia Colonna responsabile spezzina di ARPAL, in risposta alla sua nota di accompagnamento dei referti. Ne aggiungo un altro paio ora, osservando il rapporto di prova granulometrico e dei metalli pesanti del 27.08.18, ovvero “i referti” completi:
- noto che questo rapporto del 27.08 sostituisce quello del 21.08. Evidentemente, ciò è dovuto ai problemi tecnici già citati da ARPAL. Problemi che non mi dispiacerebbe conoscere più nel dettaglio;
- noto l’assenza di maggior dettaglio nella granulometria, evidentemente con meno operazioni di setacciatura, altrimenti non mi spiego perché in questo referto si metta in una unica voce la frazione “4mm-18mm“, quando nelle analisi del laboratorio privato abbiamo distinzioni tra 20-16-14-10-8-6,3 e 4 mm. Dal laboratorio Analysis s.a.s. vengono distinti anche i 2 mm dai 2,8 mm. ARPAL i 2 mm e i 4 mm li mette in una unica voce. Insomma, mi pare che il “dettaglio” granulometrico sia veramente poco considerato e ciò non sia affatto un dettaglio, per rimanere al gioco di parole. Ma ciò ha un impatto reale ed evidente sulle spiagge, se abbiamo pietre di quasi 2 cm o pietruzze di 4 mm.
Nota di accompagnamento ai referti 2018 della dott.ssa Colonna
Questo articolo, lo dico già ora, lo invierò alla stessa dott.ssa Colonna, al Comune, Capitaneria di Porto, Guardia Costiera e Carabinieri. In effetti è più completo rispetto alla mia risposta già inviata, qui di seguito.
Le mie ulteriori considerazioni
Queste le mie ulteriori considerazioni inviate alla dott.ssa Colonna il 4 settembre scorso, con cui concludo l’articolo di oggi, che riassumo dalla lettera riportata subito dopo:
- meno trasparenza da parte sia del Comune che di ARPAL. Il Comune scrive di due pareri di ARPAL, in realtà sono tre. Oltre a ciò, c’è anche un primo parere non rilasciato, sempre da pagare. Ovvero, una nota che non mi è stata data (ma indicata nei provvedimenti del Comune), nella quale si segnala la mancanza delle analisi preventive sui materiali , tramite laboratorio privato, a carico del Comune;
- il Comune compie delle modifiche a lavori in corso (anche contrattuali) e forse non informa ARPAL. In particolare: a) preliminare pulizia delle spiagge dal materiale ligneo presente sulle stesse; b) apporto di un maggiore quantitativo di materiale a causa delle mareggiate verificatesi nel periodo tra la redazione della perizia e l’appalto dei lavori; c)necessità di non eseguire i lavori sulla spiaggia della Marina a Porto Venere in quanto il materiale sorbonato non risultava di buona qualità (e poi non si è fatto nulla?);
- il Comune effettivamente produce meno documentazione e meno documentazione trasmette ad ARPAL. Niente cronoprogramma, niente computo metrico, diversamente dallo scorso anno;
- ARPAL si appella ai tempi standard (60 gg.) e ai problemi tecnici (che sarebbero di 6 giorni a leggere l’intestazione dei referti). In realtà, l’anno scorso, le cose erano andate in maniera diversa anche sulla tempistica, nonostante i ripascimenti fossero iniziati più di un mese dopo. Tenendo anche conto che quest’anno abbiamo l’analisi dei metalli pesanti in più. Così nel 2017: a) ripascimenti iniziati attorno al 14 giugno; b) il 19 giugno effettuati due sopralluoghi con prelievi di ARPAL; c) i riscontri tecnici di ARPAL mi arrivano il 6 luglio. Quest’anno: a) ripascimenti iniziati il 3 maggio; b) sopralluoghi e prelievi di ARPAL il 1 giugno (un mese dopo l’inizio lavori, tre settimane circa dopo la fine in zona Olivo!): c) i referti ARPAL mi arrivano il 29 agosto (3 mesi dopo il prelievo, includendo una settimana di ritardi per problemi tecnici). Oltre a ciò considerazioni ulteriori sui modi e i tempi per i referti, in parte già esposti in precedenza. In particolare, come ovvio, nelle analisi non appare traccia di quel primo cumulo di materiale che segnalai immediatamente ad ARPAL, Comune e Capitaneria di Porto, ormai parzialmente disperso in mare e ben disperso in spiaggia.
La lettera
La seguente lettera è stata inviata ad ARPAL, ma anche al Comune ed alla Capitaneria di Porto:
Gentile Dott.ssa Fabrizia Colonna, a seguito della Sua nota prot.n. U.0025917 del 29.08 u.s., mi permetto di replicare con ulteriori considerazioni oggettive ed anche personali:
1. solo tramite la Sua nota del 29.08 u.s. vengo a conoscenza del fatto che ARPAL ha emesso tre distinti pareri relativi ai ripascimenti presso le spiagge del Comune di Portovenere (Portovenere, Le Grazie e Fezzano), mentre solo dalla determina comunale n.254, del 19.05.18, ne traggo che ARPAL avrebbe emesso due distinti pareri, uno per le spiagge del (e limitrofe) al capoluogo, ed un altro per le spiagge di Le Grazie e Fezzano. Devo anche farLe presente che, diversamente da quanto Lei afferma, la mia istanza di accesso (a cui Ella dovrebbe riferirsi) del 03.05.18, Vs. prot.n. 13526, testualmente riporta: “CHIEDE di visionare ed estrarre documenti in formato elettronico o cartaceo, non autenticati, inerenti i ripascimenti costieri effettuati nell’anno 2018 nelle spiagge del Comune di Portovenere, in particolare: 1. disporre delle planimetrie indicanti le aree interessate da ripascimento; 2. disporre dei piani di ripascimento riportanti le quantità e la tipologia di materiale utilizzato per ogni arenile; 3. disporre degli atti (anche interni) inerenti le ispezioni o analisi effettuate ed eventuali procedimenti attivati; 4. disporre delle fotografie riprese prima, durante e dopo le operazioni di ripascimento.“. Ne converrà che non mi riferivo alle sole spiagge dell’Olivo. Per tale motivo Le chiedo, cortesemente, di inviarmi anche i due pareri a me mancanti e gli eventuali ulteriori documenti relativi alle altre spiagge, come gli ulteriori referti e verbali di campionamento;
2. prendo atto che, l’apporto maggiore di materiale esulante dal contratto, forse successivo ai Vs. accertamenti e campionamenti in loco, non modificherebbe la validità del parere da Voi espresso. Anche se mi rimane il dubbio che non vi sia stato alcun (pre)avviso in merito, da parte del Comune verso ARPAL, in quanto da Lei non espressamente chiarito;
3. prendo atto anche del fatto che la documentazione da Voi ricevuta, da parte del Comune, ed a me inviata, sarebbe stata trasmessa integralmente;
4. prendo atto delle problematiche tecniche relative alla refertazione dei campioni prelevati, ma mi permetto di criticare la tempistica dei 60 gg. standard, in quanto la stagione balneare a queste latitudini si limita, sostanzialmente, ai mesi tra giugno e agosto. Ne deriva che i risultati delle analisi, se nei tempi, con prelievo ai primi di giugno, arriverebbero solo ad agosto, quando gli avventori hanno già fatto largo uso degli arenili interessati. Si perderebbe, perciò, gran parte dell’utilità delle Vs. analisi e, soprattutto, non si farebbe adeguata tutela preventiva della salute e dell’ambiente. Nel caso specifico di quest’anno, il notevole ritardo ha reso sostanzialmente inutili le Vs. analisi dal punto di vista di tale prevenzione, nel caso non fossero state positive. Tenuto anche conto che ripascere le spiagge a Portovenere, i primi di maggio, è evento eccezionale, dato che normalmente avviene a stagione avviata, fine giugno o luglio. Devo inoltre rilevare aspetti, nel Vs. metodo di prelievo dei campioni e tempistica, che mi lasciano molti dubbi, o meglio, ritengo fallaci dal punto di vista tecnico-scientifico, pur essendo un semplice cittadino, senza nessuna competenza, ma che semplicemente fa uso della logica e delle proprie conoscenze scientifiche scolastiche. Riassumo per punti: a) per quanto attiene la spiaggia dell’Olivo, come già a Voi documentato con esposti del 3, 6 e e 8 maggio, i lavori si sono conclusi in pochi giorni e il Vs. prelievo è avvenuto solo il 01.06 u.s., ovvero circa tre settimane dopo la fine lavori in quella zona. Quindi, quando buona parte del materiale più fine, che ho potuto vedere e documentarVi come depositato lungo la battigia e area limitrofa (fotografia con intensa torbidità marina), si è già ben disperso in mare o in profondità nell’arenile più interno. Ecco perché le Vs. analisi non ne rivelano, sostanzialmente, la presenza; b) il Vs. verbale di campionamento in zona Olivo del 01.06.18, non riporta alcun dettaglio circa la profondità di prelievo, oltre a mancare la descrizione del materiale, caratteristiche, modalità e strumentazione. Si riporta solamente la dicitura generica “varie aliquote“, che oltre a non dare dati tecnici, non chiarisce se si riferisca alla profondità dell’arenile o all’aliquota della superficie dell’arenile rispetto al livello sul mare; c) è totalmente mancata un’attività del prelievo dei campioni direttamente sul cumulo depositato in spiaggia, ulteriore motivo che determina un’analisi falsata dal fatto che il nuovo materiale è stato ormai disperso e mischiato con il precedente, senza poterne più distinguere le caratteristiche; d) le analisi di laboratorio preventive, compiute dalla ditta incaricata dal Comune, si riferiscono a “Campionamento a cura del Committente” e a “Campione consegnato in laboratorio a cura e responsabilità del Committente“. Come a dire, in parole povere, che chi compie i lavori se la canta e se la suona, senza dare alcuna garanzia sul materiale che verrà effettivamente scaricato sugli arenili, forte anche del fatto che da parte Vs. non è stato fatto alcun prelievo sui cumuli depositati in loco prima della dispersione; e) manca totalmente per quest’anno, diversamente dagli anni scorsi, un’analisi sia pur basica, della tipologia del materiale relativamente alla forma, ovvero se il materiale fosse stondato (probabilmente di origine fluviale), oppure spezzato (di cava), oppure un misto, come ho potuto vedere e a Voi documentare, relativamente ai secondi carichi portati in zona Olivo; f) le mie precedenti considerazioni vengono confermate dal fatto che nulla appare, nelle Vs. analisi, relativamente al primo cumulo di materiale che ho documentato nel dettaglio (in particolare nella mia nota del 08.05.18 con fotografie e misura di riferimento). Che tale cumulo fosse composto da materiale estremamente disomogeneo, in gran parte molto fine e polveroso, oltre a pietre risultate da opera di triturazione, in buona parte depositato proprio lungo la battigia, del tutto inadatto ad un arenile per la balneazione, anche per il colore in contrasto con quello precedente sull’arenile, non appare nulla nelle Vs. indagini. Come del resto il materiale in altri cumuli, decisamente migliore, ma il risultato di un misto spezzato e stondato, usato per rifinire e ricoprire, dopo lunga e laboriosa opera (documentata) di mescolamento effettuata con le ruspe. Il risultato finale è, perciò, apparso decisamente migliore dello scorso anno, anche in relazione all’ampiezza dell’area lavorata. Sebbene lungo la battigia, il materiale più fine, si sia disperso nei primi giorni, mostrando cali della consistenza dell’arenile.
A conclusione di ciò, devo purtroppo notare, da semplice cittadino, che non mi sento per nulla tutelato, sia dal metodo di analisi preventivo effettuato su incarico del Comune a terzi, come descritto al punto d), che dalle Vs. analisi tardive e, mi permetta, superficiali in riferimento al metodo ed alla tempistica di prelievo dei campioni, oltre ad essere del tutto mancante un’analisi gemmologica (in passato presente) che, in una spiaggia frequentata da bagnanti e in zona UNESCO, non può essere secondaria, sia dal punto di vista estetico che della fruibilità, in quanto il materiale inadatto per conformazione e presenza di spigoli accentuati crea disagio allo stazionamento e alla deambulazione. Oltre a tutto questo, non abbiamo effettivo riscontro su tutto il materiale nuovo depositato, anche in merito alla quantità effettiva, che potrebbe essere, nel caso peggiore, dannoso alla salute e all’ambiente. Devo infine aggiungere che, negli anni precedenti, ho trovato maggiore disponibilità e meno superficialità da parte Vs..
Rimango in attesa del materiale ancora non inviatomi, relativo alle spiagge di Le Grazie e Fezzano.
Cordiali saluti
Daniele Brunetti