Fine dei giochi sulle concessioni balneari, si alle gare, ma attenzione ai casi particolari e non rari.

/ Novembre 10, 2021/ ambiente, amministrazione, spiagge, tutela consumatori

Bene le gare per le concessioni balneari, ma attenzione, ci saranno concessioni appetibili solo al proprietario dell’immobile limitrofo. Per tutelare queste aree bisogna renderle non concessionabili. La mia lettera alla UE.

Forse ci siamo. Ieri, 9 novembre 2021 potrebbe essere una data storica: il Consiglio di Stato con due sentenze in Adunanza Plenaria ha stabilito tre principi di diritto:

  1. le norme che prevedono la proroga automatica delle concessioni demaniali marittime per finalità turistico-ricreative sono in contrasto con il diritto comunitario. Tali norme, pertanto, non devono essere applicate né dai giudici né dalla pubblica amministrazione;
  2. in ogni caso gli atti di proroga intervenuti nel tempo non danno sussistenza di un diritto alla prosecuzione del rapporto in capo agli attuali concessionari;
  3. Al fine di evitare il significativo impatto socio-economico che deriverebbe da una decadenza immediata e generalizzata di tutte le concessioni in essere, di tener conto dei tempi tecnici perché le amministrazioni predispongano le procedure di gara richieste e, altresì, nell’auspicio che il legislatore intervenga a riordinare la materia in conformità ai principi di derivazione europea, le concessioni demaniali per finalità turistico-ricreative già in essere continuano ad essere efficaci sino al 31 dicembre 2023, fermo restando che, oltre tale data, anche in assenza di una disciplina legislativa, esse cesseranno di produrre effetti, nonostante qualsiasi eventuale ulteriore proroga legislativa che dovesse nel frattempo intervenire, la quale andrebbe considerata senza effetto perché in contrasto con le norme dell’ordinamento dell’U.E..

PUNTO. Si direbbe fine dei giochi dei governi, dei partiti (nessuno escluso), dei vari livelli della P.A., del potere giudiziario, dei TAR, delle FF.OO., tranne rare eccezioni. Amministrazioni che, fino ad oggi, hanno inventato di tutto e di più, pur di essere accondiscendenti ad una lobby, la quale pare avere più poteri di una multinazionale. Una cabina, due lettini ed un ombrellone bastano a portare un paese intero nel baratro della corruzione? Pare di si, in molti, troppi, casi.

Voglio dare per assodato, lo spero vivamente, che da gennaio 2024 questo paese alzi la testa e non continui a strisciare semplicemente per qualcuno che vuole la cabina o il pranzo a base di pesce: gratis.

Mi permetto, perciò, di guardare più avanti e di prepararmi al futuro, quando, finalmente le gare pubbliche sulle concessioni balneari verranno messe in essere. Quella che io ho chiamato “fase 2”, nella quale si dovrà tenere conto di casi particolari, ma per nulla rari lungo le coste dello stivale.

Mi riferisco a tutti quei casi in cui una concessione demaniale marittima per finalità turistico-ricreative, quindi balneare (ma non solo) non sarà appetibile per chi vorrà fare impresa (e non solo presa). Ovvero, mi sono chiesto come risolvere la questione quando ci troviamo nel caso di una concessione demaniale che conviene sempre e solo alla stessa persona, ovvero al proprietario del terreno (o fabbricato) limitrofo. Quindi, una concessione per la quale a concorrere ci sarà solo una persona, o comunque persone già in accordo con questa, ovvero non in reale concorrenza. Gli esempi e i risultati avvenuti e previsti li trovate già fra gli articoli di questo blog. Due esempi che sono anche quelli che più ho approfondito nel tempo:

Ebbene, se la concessione non può avere interesse imprenditoriale generale, perché l’area è limitata e stretta tra un immobile privato e il mare, cosa si può fare se non assegnarla sempre e solo a questo privato che poi, ovviamente, non farà altro che sentirla sua perennemente? Con i risultati che abbiamo davanti gli occhi?

L’unica soluzione è che questa area non sia concessionabile, non concedibile, non venga assegnata a nessuno, con nessun tipo di concessione e rimanga permanentemente libera e accessibile a tutti. E’ l’unico modo per non creare ingiustizia, illegalità. Per tutelarla, sia come diritto all’accesso al mare di chiunque, sia come bene ambientale comune.

Ecco perché mi sono permesso di scrivere alla Commissione Europea affinché valuti queste situazioni e renda tali aree non passibili di concessione, indirizzando le discipline dei vari paesi UE, in particolare l’Italia. Inutile che io scriva a questo governo o ai partiti, perché è chiaro che loro non hanno mai agito nell’interesse del paese in questa materia e non lo faranno in futuro. Poi, morto un governo se ne farà un altro: nulla cambierà. La cabina e i lettini fanno sempre comodo. Questa la mia lettera:

Illustre Commissione Europea

Egr. Commissario UE Thierry Breton
for Internal Market

Egr. Head of Cabinet Valère Moutarlier

Gentile Dott.ssa Filomena Chirico
Country coordinator: IT,PT, RO

e p.c.

Spett.le AGCM – Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato

Portovenere (SP – Italia), 10.11.2021

Oggetto: concessioni balneari – concorrenza e gare pubbliche – casi particolari

Illustre Commissione Europea,
Egr. Commissario,
Egregi signori,

come semplice cittadino attento alla tutela dell’ambiente e dei diritti civili, a seguito dei recenti avvenimenti che hanno caratterizzato le ultime iniziative del Governo Italiano e, in ultimo, le due sentenze del Consiglio di Stato della Repubblica Italiana in Adunanza Plenaria, nn. 17 e 18 del 09.11.2021, in relazione alla disciplina delle concessioni demaniali marittime per finalità turistico-ricreative (ovvero balneari), desidero porre la Vs. attenzione su alcuni risvolti normativi che necessitano di ulteriore e precisa definizione, a livello Europeo e, di conseguenza. nelle discipline dei singoli paesi, in particolare dell’Italia. Ciò al fine di tutelare tutti i cittadini nei loro diritti di libero accesso al mare, oltre che della libera concorrenza.

E’ mia intenzione illustrarVi ciò che potrebbe accadere in casi particolari, soprattutto in aree ove gli spazi tra terra e mare sono limitati, dove cioè, gli spazi demaniali marittimi posti in concessione rimangano estremamente ridotti in profondità, o difficilmente raggiungibili, perciò stretti tra terreni privati e specchio acqueo. In tali condizioni, diventa evidente che, pur messa in gara, una concessione del genere sia del tutto priva di interesse imprenditoriale generale, se non per il titolare del terreno privato immediatamente a ridosso di tale area demaniale. E’ chiaro, perciò, che in casi come questi una gara pubblica vedrebbe in ogni caso un solo concorrente, o comunque concorrenti chiaramente in accordo preventivo fra loro, ovvero senza l’espressione di una vera e propria concorrenza.

In casi come questi è palese il rischio che tale area demaniale rimanga permanentemente nelle disponibilità dello stesso privato proprietario dei terreni adiacenti. o di chi per lui agisce, nonostante i procedimenti ad evidenza pubblica. Ciò è già accaduto e avviene da decenni in molte aree italiane, in particolare in regioni che per orografia hanno strette lingue di arenili, o anche solo scogliere, come la Liguria, ad esempio, o presso costiere scoscese in altre parti del sud Italia. In merito ho pubblicato molto sul mio blog personale (www.partigianocivico.it), presentando numerosi esposti e denunce, che hanno anche avuto degli esiti positivi, sebbene sempre limitati. Esposti e denunce come conseguenza di ciò che avviene sul terreno pubblico, sul demanio marittimo, lasciato permanentemente in balìa di privati, i quali sentono quella striscia di spiaggia o di scogliera come proprio. Perciò liberi di edificare, di ostacolare l’accesso, di porre massicciate, sia per limitare l’accesso agli astanti non clienti dell’attività privata di stabilimento, sia per estendere la propria superficie di stabilimento, anche in palese abuso e con danno ambientale, oltre che nei diritti civili.

In tali casi la gara pubblica NON risolverà il problema, è perciò necessario che il diritto UE stabilisca criteri ineludibili per i quali tali aree ristrette di demanio marittimo vengano rese libere all’accesso pubblico, perciò NON concedibili. Sulle quali non sia possibile alcun tipo di concessione, anche di “spiaggia libera attrezzata“, che in Liguria è spesso (per non dire quasi sempre) un escamotage per creare degli stabilimenti balneari di fatto. Oppure, per il posizionamento di strutture di altro tipo, ad esempio sedie e tavolini per la somministrazione di cibo e/o bevande, in particolare legate ad attività secondarie dello stabilimento balneare. Ovvero, stabilimenti che rimangono inattivi per il loro scopo principale, ma si trasformano, esclusivamente, in attività di ristorazione, magari anche solo per un breve periodo. Come avviene in Liguria, con la scusa dell’attività elioterapica (magari con condizioni meteo avverse), per la quale uno stabilimento, con pochi lettini esibiti, può aprire tutte le attività secondarie le quali, a quel punto, diventano di fatto primarie.

Non solo, proprio nella località da cui Vi scrivo, Portovenere, che è anche area UNESCO, è in progetto un nuovo stabilimento balneare, il quale balneare di fatto non è, in quanto non ha accesso diretto al mare, ma ciò non limiterà il Comune dal concedere a questo anche un solo tratto o alcune parti di costa, in maniera permanente (anche se a gara, proprio per i motivi suddetti) al titolare dei terreni privati limitrofi. Posso immaginare che questo non sarà l’unico caso anche per il futuro.

Per non dilungarmi oltre, al momento non presenterò documenti tecnici al riguardo, benché in parte già disponibili pubblicamente sul citato blog, ma rimango a completa Vs. disposizione, nel caso vi possa interessare la produzione di una relazione tecnica, anche con l’assistenza di professionisti della materia.

Vi ringrazio per l’attenzione che vorrete dare a queste mie concrete considerazioni.

Distinti saluti
Daniele Brunetti

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