Concessioni Demaniali Marittime in casi particolari: la Commissione UE mi risponde
La Direzione Generale del Mercato Interno della UE risponde alla questione che ho posto in merito alle concessioni demaniali marittime appetibili solo al proprietario dell’immobile limitrofo. Ma ulteriori sono gli aspetti di interesse pubblico nella lettera.
Pochi giorni fa ho scritto una lettera alla Commissione Europea, nello specifico al commissario per la concorrenza interna Thierry Breton e al suo Gabinetto, a tema concessioni demaniali marittime e gare. Nell’articolo che ho pubblicato lo scorso 10 novembre, ho spiegato il motivo che mi ha spinto a scrivere: essenzialmente le gare potrebbero non risolvere il problema di alcune concessioni (fatto sicuramente non raro), da sempre in mano agli stessi soggetti. Mi chiedevo e chiedevo di valutare queste situazioni particolari, ma molto diffuse in regioni che dispongono di arenili e scogliere molto limitate, strette fra immobili privati e mare.
In Liguria non è raro che uno stabilimento balneare sia in buona parte sistemato su terreno privato a pochi passi dal mare e, che quei pochi passi di demanio marittimo, siano in eterno concessi al titolare di tale stabilimento privato. Unico a trarne vantaggio imprenditoriale (o prenditoriale, se con pochi scrupoli). In questi casi le gare non serviranno a nulla, chiaramente, perché il risultato sarà una proprietà di fatto del privato su questo bene comune, spiaggia o scogliera che sia. In effetti, ci sono anche casi di baie isolate raggiungibili solo via mare, mentre da terra bisognerebbe attraversare terreni privati, spesso recintati, quindi con ostacoli insormontabili per un comune cittadino. Benché l’accesso al mare sia un diritto di tutti. Mi viene in mente il caso di Cala Forno e dell’enorme tenuta con cui confina, da poche settimane proprietà di Patrizio Bertelli, il marito di Miuccia Prada, patron anche di Luna Rossa, la barca italiana all’America’s Cup. In questo caso abbiamo una splendida spiaggia tutelata all’interno di un’area parco (come la tenuta Prada), ma che potrebbe essere irraggiungibile, benché non in concessione, se ho ben esaminato i dati. Ebbene, se fosse messa a gara la concessione, a chi credete convenga spenderci soldi, quindi partecipare alla gara? Ad altri imprenditori oltre Bertelli? O ad amici suoi?
Ho chiesto, perciò al Commissario Breton di mettere in conto queste situazioni, dato che, per esse, non si otterrebbe una vera concorrenza, come mi pare sia lo scopo ultimo della direttiva UE detta Bolkestein. In tale lettera ho fatto presente una sola soluzione, a mio avviso possibile, per tutelare tali aree, sia giuridicamente ai fini del libero accesso ed utilizzo da parte di tutti i cittadini, sia ambientalmente per impedire atti predatori e speculativi come facile conseguenza di un utilizzo privato senza termini temporali di fatto. La soluzione sarebbe rendere indisponibili questi beni a qualsiasi tipo di concessione, lasciandoli al libero utilizzo pubblico.
Sorprendentemente, devo dire piacevolmente, diversamente da molto meno importanti uffici della Pubblica Amministrazione italiana, ho ottenuto una risposta molto dettagliata e in pochissimi giorni. Risposta che, anche per ulteriori aspetti, penso possa essere di interesse per molti di voi.
Benché deluso dal fatto che la Commissione UE, sul tema della valutazione se una determinata area demaniale marittima possa essere concessa o meno, rimandi tutto agli stati membri, invece di stabilire degli indirizzi generali. Del resto se la UE vuole le gare per permettere la concorrenza, dovrebbe anche varare principi e vigilare, per fare in modo che le gare non siano solo una pura sceneggiata. Allo stesso tempo, credo che il punto da me esposto possa e debba diventare uno degli elementi da includere in una disciplina organica e nazionale della materia, nell’alveo del diritto UE. Per tale motivo ho trasmesso la risposta del Commissario UE, come già fatto per la domanda, all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. Autorità che ritengo soggetto ideale per l’approfondimento di questa questione specifica, anche per quanto ho potuto verificare dopo una mia precedente lettera e la loro impugnazione del provvedimento del Comune di Portovenere (SP), in merito al rinnovo automatico delle concessioni demaniali marittime in ambito comunale. Lo sarebbe, per altra parte, anche il fu Ministero dell’Ambiente, oggi della Transizione Ecologica, ma su cui, al momento, nutro forti riserve sulla propria sensibilità al tema. Sarebbe però positivo se associazioni e altri privati cittadini cercassero di sensibilizzare Governo, Parlamento e partiti sulla tematica generale delle concessioni demaniali marittime e sul vulnus specifico che ho tentato di illustrare. Facendo capire che su questo tema il loro gioco a favore della lobby dei balneari (esplicito o recondito) può rivelarsi un fallimento nelle urne elettorali. Questo vale per PD e M5S, come per Lega, FI e FdI, tutti allineati sul prostrarsi ai balneatori, da sempre. Allineamento che ha reso debole persino Mario Draghi, ormai anche lui di fatto ex-europeista sulla tematica degli stabilimenti balneari. Che tristezza.
Nella propria lettera, la Commissione UE, però, non si limita a relegare agli stati membri la soluzione della scelta delle aree da concedere o meno, ove vi fosse assenza di interesse imprenditoriale generale, ma ribadisce quanto sancito dalla direttiva Servizi, 2006/123/CE (alias Bolkestein), in merito ai “criteri non discriminatori, trasparenti ed oggettivi” delle gare pubbliche. Elementi che potrebbero essere la base per scardinare selezioni preordinate, anche prescindendo da una disciplina nazionale specifica. E qui la Commissione ulteriormente affonda e mostra quanto siano state coerenti, nello stesso senso, le recenti decisioni del Consiglio di Stato, ove scrive:
In particolare, il diritto dell’Unione prevede che le autorizzazioni così rilasciate non possano essere rinnovate automaticamente né prevedere la procedura di rinnovo automatico né accordare altri vantaggi al prestatore uscente o a persone che con tale prestatore abbiano particolari legami. Spetta, poi, alle singole amministrazioni assicurarsi che, nella pratica, situazioni come quelle da Lei segnalate (come la presenza di “concorrenti chiaramente in accordo preventivo fra loro”) siano opportunamente gestite.
Anche se qui la parte difficile, non di rado, è aspettarsi che le singole amministrazioni gestiscano in maniera opportuna situazioni che meritano segnalazione. L’AGCM anche su questo punto può rivelarsi decisiva, soprattutto se riesce a mantenere l’ottimo livello di attenzione, terzietà e capacità di iniziativa mostrati sino ad oggi.
Ed ancora, la Commissione ricorda che l’Italia non ha rispettato la sentenza del 14 luglio 2016 (cause riunite C-458/14 e C-67/15) della Corte di giustizia dell’Unione europea, mantenendo la proroga automatica delle concessioni sino ad allora rilasciate. Oltre a ciò, l’Italia ha ulteriormente prorogato le concessioni al 2033, vietando le gare. Per questi motivi l’Italia è stata messa in mora con procedura di infrazione del 3 dicembre 2020.
La Commissione, infine, ribadisce a chiare lettere che la normativa italiana in materia è incompatibile con il diritto UE, come confermato dalle recenti sentenze del Consiglio di Stato del 9 novembre 2021 e che la procedura di infrazione è ancora in corso.
A questo punto credo che sia alquanto improbabile che la UE proceda con il versamento della quota al PNRR prevista nell’ambito del ddl Concorrenza, se non dopo l’inserimento di norme che prevedano l’attuazione delle gare sulle concessioni balneari in un provvedimento da redigere a breve e non a babbo morto, come vorrebbero tutti i partiti. Ciò, nonostante il Consiglio di Stato abbia cercato di aiutare il Governo Draghi riducendo i termini della decisione finale a due anni. Tra due anni i soldi per il PNRR non ci saranno più, sembra dire tra le righe la Commissione UE.