Quando una scogliera artificiale cancella una spiaggia

/ Aprile 30, 2013/ abusi, ambiente, giustizia, spiagge, Sporting Beach - Portovenere (SP)

Questa è una storia, immaginiamo non solitaria in Italia ed in Liguria, che racconta come una spiaggia venga cancellata da una scogliera artificiale ed un muro di contenimento, senza che vi sia stata alcuna autorizzazione a legittimarla e tanto meno uno studio tecnico-scientifico alla base.

La spiaggia si trova a Portovenere, in provincia della Spezia, in una zona che fa parte dei siti UNESCO, patrimoni dell’umanità, i primi ad essere salvaguardati, o che dovrebbero esserlo, da speculazioni edilizie e sfruttamento improvvido del territorio, ma purtroppo così non è. Ha avuto forte eco, anche recentemente, su giornali e televisioni, lo sfruttamento edilizio perpetrato in questi ultimi anni nei confronti di un territorio estremamente fragile e limitato, come quello all’interno del Comune di Portovenere, contiguo alle famose Cinque Terre, già vittime di una recente alluvione e di numerosi episodi di dissesto idrogeologico.

La vicenda inizia da lontano, quando alla fine degli anni ’60 ed i primi anni ’70 viene autorizzato l’insediamento di uno stabilimento balneare in località Olivo, a circa un chilometro dal paese di Portovenere, in una delle poche baie ad avere oggi disponibilità di spiagge libere, spiagge non scogliere, ma tuttora minacciate da interessi commerciali, avidi di approdi per barche, yacht e porticcioli turistici, magari prospettati inizialmente come innocenti pontili ad uso marittimo pubblico (attualmente nei piani dell’amministrazione pubblica locale), ma che ne danneggerebbero immediatamente la vocazione balneare della zona.

Portovenere, 1971: stabilimento "Sporting Beach"
Portovenere, 1971: stabilimento “Sporting Beach”

Lo stabilimento, all’epoca denominato “Royal Sporting”, ha subito vita difficile, dato che viene appurato, dall’allora pretore della Spezia, il dott. Rodolfo Attinà, un abuso edilizio relativo ad un muro eretto in zona demaniale marittima, cosa che porta alla condanna dei responsabili nel 1974.

Ma successivamente, evidentemente, non cambiano le cattive abitudini, ed un po’ alla volta la spiaggia diventa scogliera ed il cordolo di contenimento dell’arenile cresce dagli iniziali 20 cm., fino ed oltre i 50 e 60 cm., diventando un vero e proprio muro lungo la battigia, nascosto da massi sempre più consistenti e compatti, come abbiamo potuto appurare tramite documentazione storica, anche fotografica, a partire dagli anni ’70.

La spiaggia che avrebbe dovuto, come le altre della zona, subire un periodico ripascimento, a questo punto non ne ha più bisogno, o quantomeno necessita di ripascimenti in quantità estremamente inferiore, dato che ormai il muro di contenimento è talmente consistente che il profilo costiero subisce una evidente trasformazione. La spiaggia, quindi, è perfettamente in bolla sino alla battigia, simile ad un bordo piscina, e ciò determina un innaturale dislivello con la spiaggia libera adiacente di oltre 50 cm.. Cosa che, a quanto pare, non scompone più di tanto le autorità locali, le quali, informate da un nostro esposto, hanno provveduto a rilevare gli abusi in area demaniale marittima nello scorso mese di novembre, senza però emettere, sino ad oggi, alcun provvedimento di ripristino.

La battigia, dichiarata per legge pubblica ed accessibile a tutti, viene anche qui, come in molte zone d’Italia, sottratta all’uso della collettività, per interessi privatistici, senza che le autorità provvedano a ripristinare l’uso originario dei luoghi. Tanto è vero che abbiamo anche verificato, dalla documentazione della Regione Liguria, che il profilo di quella spiaggia è rimasto pressoché invariato dal 1945, diversamente da altre spiagge della zona che sono state create artificialmente negli anni ’60. Spiagge che comunque, da allora, permangono sostanzialmente immutate, grazie al ripascimento annuale, anche se non consistente quanto dovrebbe. Non si capisce, quindi, il motivo razionale che abbia portato a scegliere quella che, tecnicamente, viene definita un’opera di difesa costiera “rigida”, ad una “morbida” come il ripascimento, che di per sé non lascia opere permanenti e che NON creerebbe impedimento all’accesso in battigia. Non vi sono motivi tecnici, ed infatti non vi sono mai state autorizzazioni in tal senso, neppure puramente burocratiche.

Ma la beffa ulteriore, alla sottrazione della battigia, è la sistemazione stagionale di un paletto a confine con la spiaggia libera adiacente ed ad altezza della battigia, con una cima, posta ad altezza d’uomo, che collega le boe di delimitazione dello specchio acqueo antistante, dato in concessione, e che pone ulteriore limite all’accesso della scogliera da parte dei bagnanti che provengono dalla spiaggia libera (v. foto). Ulteriore violazione della legge, ma tollerata sino ad oggi dalle autorità, e che speriamo sparisca sin dalla prossima stagione balneare.

Portovenere, 2012: stabilimento "Sporting Beach"
Portovenere, 2012: stabilimento “Sporting Beach”
Portovenere, 2012: stabilimento "Sporting Beach"
Portovenere, 2012: stabilimento “Sporting Beach”
Portovenere, 2012: stabilimento "Sporting Beach"
Portovenere, 2012: stabilimento “Sporting Beach”

Ovviamente la storia non finisce qui, perché la scogliera ed il muro di contenimento, oltre ad essere ostacolo per i liberi cittadini alla battigia, pongono anche ostacolo ai clienti dello stabilimento che vogliono accedere al mare, e quindi, nel tempo, si è provveduto a sistemare una serie di discese in cemento attraverso la scogliera, anche con ringhiere in acciaio inox (alcune rimosse stagionalmente), pure questi abusi ma che mai sono stati verificati, se non dopo nostro esposto, nonostante nel 2006 sia stata presentata una D.I.A. (dai precedenti titolari dello stabilimento) per il ripristino di tali discese a seguito di una forte mareggiata e dell’usura derivata dal tempo.

Ad oggi, secondo informazioni non ufficiali, l’intenzione del Comune è di sanzionare amministrativamente e pecuniariamente tali abusi (per gli ultimi 5 anni), tra l’altro in buona parte non commessi dall’attuale gestore (a parte il paletto di confine), senza provvedere al ripristino del tratto costiero, come in origine e mostrato dalla fotografia del 1971, immagine scattata all’ultimazione dei lavori dello stabilimento, e da numerosa ulteriore documentazione, diversamente dalle altre fotografie qui mostrate e riprese nello scorso settembre.

Ci chiediamo, allora, quanti e quali siano i casi del genere in Liguria ed Italia passati, e che passano tuttora, sotto silenzio, e quante volte dobbiamo vedere violati i nostri diritti di cittadini prima di reagire e vederli ripristinati.

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