Diffamazione, informazione e critica: io assolto, ma altri?
Portovenere (SP), Daniele Brunetti assolto in primo grado dal reato di diffamazione su querela del sindaco, Matteo Cozzani.
Assolto in primo grado perché il fatto non costituisce reato. Il presunto reato era diffamazione aggravata tramite internet, su querela presentata dall’attuale sindaco di Portovenere (SP), Matteo Cozzani.
Per questo risultato devo, innanzitutto, ringraziare i miei avvocati dell’associazione Ossigeno per l’Informazione, Valerio Vartolo e Andrea Di Pietro, che si occupano dello sportello legale a tutela di giornalisti, bloggers e cronisti indipendenti. Tramite Ossigeno e MLDI (Media Legal Defence Initiative) è possibile ottenere assistenza legale gratuita nell’ambito dell’attività nel campo dell’informazione. L’associazione è, perciò, un importante presidio a difesa della libera informazione e della democrazia.
Ancora oggi, mi chiedo quale fosse il presunto reato e, soprattutto, quale fosse il reato individuato dal Pubblico Ministero nel testo: “NOTIZIA FRESCA BREVI MANU: poco fa l’ex-comandante Pruzzo mi ha riferito a voce che per quanto riguarda il parcheggio pubblico INVISIBILE a Le Terrazze, la pratica è stata sospesa dal sindaco Matteo Cozzani.“. Subito seguito dalla richiesta: “E’ d’uopo rivolgere la seguente domanda: perché?“. Un sindaco non ha facoltà di operare scelte politiche? Una pratica, che cos’è? E’ un procedimento amministrativo? O un iter non formalizzato? Senza, però, entrare nelle questioni accademiche di cosa si intenda per “pratica“, punto, non seguita da alcun aggettivo e quindi capire il senso del termine “sospesa“, mi pare non secondario rilevare un dettaglio. Il dettaglio era questo, dieci giorni dopo aver rilevato e riportato quell’informazione datami da un pubblico ufficiale e non in via riservata, ho avuto un lungo colloquio telefonico con un altro agente della Polizia Municipale. Durata 8 minuti e 24 secondi, eh si, registrato. Col senno di poi, mi dico che avrei dovuto registrare già la prima conversazione, ad ogni modo, registrai altra conversazione con altro agente, dieci giorni più tardi, il 30 settembre 2014. Questo ben prima di venire querelato in data 20 ottobre, ben prima della notizia della querela e della delibera che ne formalizzò la proposizione, in data 17.10.14. La telefonata, che verteva in tutt’altra questione per circa 8 minuti, fu tra l’altro sostanzialmente verbalizzata da me in una PEC inviata al Comune il 09.10.14. Che culo! Mi dico, che faccio bene a verbalizzare e formalizzare ciò che non mi viene ufficialmente messo per iscritto e che giudico di una certa rilevanza.
Il tema della telefonata, però, era altro, solo gli ultimi 22 secondi riportano alla questione che ha fatto scatenare la reazione del sindaco, cioè la annosa questione degli oneri di urbanizzazione legata al P.U.O. “Le Terrazze”, complesso turistico ricettivo di Portovenere che include: una residenza turistico alberghiera, uno stabilimento balneare, bar, ristorante, parcheggi pubblici e privati e opere ancora incompiute. In buona parte oneri di urbanizzazione ancora mancanti, come il prolungamento di una passeggiata lungo mare (a scomputo), un campo di calcetto, ma anche un’opera di consolidamento della costa, per la spiaggia sottostante (più o meno esistente) ed inclusa nel prolungamento della passeggiata. Oltre a ciò, è ancora da terminare una consistente parte di parcheggi privati interrati, dato che quelli previsti in superficie nell’area sterrata al termine della struttura (ma già operativi da anni), sarebbero in buona parte pubblici. Solo quelli pubblici nell’area incompiuta sarebbero 28, cosa che, all’epoca della querela, non conoscevo. Allora sapevo solamente dei parcheggi pubblici (17) edificati da anni, posti davanti al residence, ad oggi ancora privi di segnaletica stradale regolamentare, orizzontale e verticale. Invisibili per questo, perché non distinguibili da parcheggi privati posti, oltretutto, dopo uno stretto varco, a senso unico alternato, che difficilmente una persona può intendere come varco di accesso pubblico libero, con o senza striscioni pubblicitari o addetti privati a controllare. Ma lo vedremo in altro articolo, assieme alle carte.
Torno alla telefonata, avuta il 30.09.14, con un agente della Polizia Locale. Ebbene, volgeva il termine della chiamata, riporto la mia trascrizione (BD sono io, PL è l’agente di Polizia Locale):
BD – Vabbè. La sanatoria riguarda la materia edilizia non la materia commerciale. Stiamo facendo un po’ di confusione. Vabbè, comunque finiamola qua, perché vedo che non ci capiamo. Ehhh, niente. (min 08:02) Invece, per quanto riguarda la questione che avevo già fatto protocollare, mandato per PEC, “Le Terrazze”, li la questione…
PL – “Le Terrazze” io questo non l’ho seguito
BD – Non la sta seguendo lei
PL- Non la sto seguendo io “Le Terrazze”, comunque le sto dicendo che sta… ehhh le posso dire che è stato bloccato su dall’amministrazione. Quindi se la veda con l’amministrazione
BD – Si… si allora mi conferma quello che mi era stato detto… in sostanza
PL – Va bene?
BD – Va bene. La ringrazio, buon…
“… bloccato su dall’amministrazione. Quindi se la veda con l’amministrazione…“, questo è il senso della questione. Non c’è riservatezza, non c’è segretezza, non c’è alcun tono che faccia intendere qualcosa di sospetto, ad esempio un ipotizzato abuso d’ufficio, per come l’ha inteso il sindaco. Nulla di tutto ciò, è stato del tutto normale e naturale, tanto è vero che, sia dall’ex-comandante Pruzzo, che dall’agente nella telefonata, sono stato indirizzato a sindaco o amministrazione, non all’ufficio tecnico. Perché non avrei dovuto ritenere come fonte valida un pubblico ufficiale? Poi diventati due pubblici ufficiali? Cosa vogliamo fare, querelare anche gli agenti della municipale? Insomma tutto rientrava, pure per me, nel normale quadro delle facoltà decisionali del sindaco, punto. Nulla di più, nulla di meno. Certamente la questione Le Terrazze rimane da anni incompiuta, nella parte più importante riguardante gli interessi pubblici, cosa che prima di me rilevò già l’associazione locale “Posidonia” in un articolo sul loro blog del 14.02.13, dal titolo “Strade negate 2“, ancora online. Non mi sembra, poi, che loro siano stati delicati con l’amministrazione di allora (Nardini-Pistone): “… Neppure i parcheggi in realtà sono pubblici perché, oltre all’impossibilità di accedervi fuori stagione per la presenza del cancello, se fossero tali dovrebbe avere valore anche per quell’area il pass residenti oppure il biglietto rilasciato dal parcometro che gestisce i parcheggi nell’area della II traversa Olivo e non dovrebbe essere necessario pagare altro biglietto. Domanda non secondaria: il ricavato da questi parcheggi ad uso pubblico va nelle casse del Comune?“. Anche del cancello, poi abbattuto a seguito di ordinanza del 24.07.13, ne scriverò nuovamente.
Dunque, anche la telefonata registrata fu depositata presso il P.M. in Procura, prima del mio rinvio a giudizio, cosa che però avvenne pochi giorni dopo. Non mi spiegai il perché, ed in seguito non mi spiegai perché la Procura non sentì l’agente della telefonata, persino senza chiamarlo a testimoniare nel processo. In udienza ebbi la risposta, quando il mio avvocato, Valerio Vartolo, chiese di depositare la registrazione telefonica, a seguito dell’esame in udienza dell’agente, chiamato dalla mia difesa. Ebbene, le ragioni della illegittimità della prova, per la Procura (seguita a ruota dalla difesa del sindaco), erano sostanzialmente tre:
- l’interlocutore non era a conoscenza della registrazione in corso;
- vi è strumentalità della prova precostituita;
- la modalità della trascrizione non è certificata.
Vi immaginate quanti processi debbano andare all’aria perché basati anche su prove registrate da persone implicate? La giurisprudenza, poi, appare chiara nel merito. Non vi è mai capitato di leggere di giornalisti che registrano le conversazioni, visto che le ritrattazioni sono all’ordine del giorno? Un esempio recentissimo, Berdini, l’assessore all’urbanistica della giunta Raggi a Roma, smentito dalle registrazioni. Anche se lì potrebbe esserci una questione di deontologia professionale giornalistica, visto che Berdini aveva chiesto la riservatezza. Un giornalista sarebbe tenuto a rispettare il segreto delle fonti. Ma questo è altro tema e non fa parte di questo mio caso specifico. Nessuno mi ha chiesto riservatezza, a prescindere dal non sapere di essere registrato. Cosa che potrebbe aver avuto senso se ritenuta, ad esempio, confidenza in merito ad un atto avvenuto in violazione della legge. Di esempi, ad ogni modo, ne possiamo fare tantissimi.
“Strumentalità della prova precostituita”, francamente faccio fatica a capirne il senso, dato che non se ne contesta la veridicità e nemmeno la data in cui è avvenuta (viste le prove di contesto depositate), ovvero ben prima di conoscere l’intenzione del sindaco di sporgere querela, avvenuta 17 giorni dopo.
La trascrizione non è certificata, ok. La trascrizione è stata depositata con il cd della registrazione, non mi pare insormontabile il problema, tanto da invalidare la prova.
Ovviamente, la prova fu acquisita dal giudice ed è questo che mi rende incomprensibile il mio rinvio a giudizio. Ma certo, le questioni non erano tutte qui. Il processo non è stato banale, nonostante le premesse al capo d’accusa, anzi proprio per quello direi. La presunta diffamazione non era certo intellegibile di primo acchito, perciò, chi poteva intenderla come tale tra il pubblico? Credo, però, risulti per voi noioso, e poco interessante riproporne pedissequamente la storia, dato che non è certo un caso di importanza nazionale. L’importanza, però, sta nel senso generale delle cose, che indubbiamente si riflette sui tanti casi simili nella nostra penisola e nel mondo. Dov’è il limite tra informazione e diffamazione? Dov’è il limite tra informazione e autocensura? Dov’è il limite tra critica politica e calunnia? In mancanza del buon senso, possiamo riferirci all’orientamento giuridico che ne dà la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), ripresa dalla mia difesa nel processo. Corte per la quale, a voler sintetizzare il più possibile, un pubblico amministratore, per il ruolo che svolge, è tenuto a subire critiche, anche un po’ ingiuste, dato che il suo ruolo è quello di dimostrare con i propri atti politici e amministrativi il proprio valore e le proprie capacità di operare per il buon governo della cosa pubblica. Ciò, senza dover comprimere le libere opinioni e l’informazione, se orientate a valutare il suo operato e non la sua persona. L’opinione pubblica, come l’informazione e la critica, rimangono, perciò, parti essenziali nella vita sociale di ogni paese democratico. Spero che, anche il mio caso, possa servire da esempio, come del resto è stato a proprio modo utile a farmi capire molte più cose, soprattutto a non rinunciare ad informare, ad esporre critiche, ma nel più razionale dei modi, conoscendo i temi esposti sulla base di una rigorosa ricerca documentale e di fonti attendibili.
Tornando alla frase del capo d’accusa e alla connessa domanda, il sindaco mi rispose? No, mi querelò. In seguito feci alcuni accessi agli atti, dovetti anche arrivare sino al Consiglio di Stato, ad ogni modo, nei prossimi articoli, intendo riprendere il tema nel merito, ovvero nella questione dell’incompiuto P.U.O. de “Le Terrazze”. Farò anche una breve parentesi sugli insulti come metodo intimidatorio, atti a zittire le opinioni altrui. L’insulto non va mai tollerato, perché è un’arma impropria al servizio delle prepotenze, è la base dei regimi non democratici.
Articolo correlato: A sindaco (politicamente) debole, querela facile – Ubi minor, maior cessat (libera interpretazione)
Per approfondire: Dossier “Le Terrazze”
Grazie Ossigeno per l’informazione, questo l’articolo sul loro sito: Il blogger Daniele Brunetti. Grazie Ossigeno. Questo il mio calvario
Le motivazioni giuridiche dei legali di Ossigeno: Sindaco querela. Giudice assolve applicando le regole europee
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