Perché questo blog, un altro tra tanti. Perché l’informazione si fa rete e in rete, i mass media tradizionali, come stampa e tv, non sono più di massa ma di piccolo e medio cabotaggio, a confronto del medium per antonomasia che sarà sempre di più internet. Forse si potrebbe parlare di un unico “super mass medium”, realmente a portata globale, e di una serie di mass media con portata più limitata. Viene da sé che, ormai, chiunque ha sottomano un’infinita mole informativa di ogni qualità, dalla notizia spazzatura alla sorgente primaria, ed è questa la croce e delizia dell’informazione globale attuale. Chi attinge alle notizie della rete, che lo faccia per professione o per diletto è, in pratica, il solo responsabile nei confronti di sé stesso. Se non si vuole soccombere sotto il peso dell’informazione farlocca o, peggio, orientata da lobby e governi, ognuno deve imparare a cercare, scegliere, distinguere e, soprattutto, a tenere sempre vivo lo spirito critico, forse lo strumento essenziale per evitare di farsi risucchiare nel grande canale della demagogia e dell’inganno, ad uso e consumo dei potenti che, con poteri filo-ipnotici, indirizzano e comandano le grandi masse umane. Il Grande Fratello è sempre di più tra noi, se non facciamo rete tra noi, noi singoli, chi scrive e chi legge, professionista dell’informazione o semplice utente che si possa essere. Probabilmente la massa inerte e inconsapevolmente succube, sarà sempre più alla mercé dei gruppi di potere, ma tante autonome minoranze potranno sempre tenere accese, numerose, le fiammelle della libertà di pensiero e delle coscienze responsabili. In tutti i campi umani, essere in grado di distinguere pregi e difetti, avere la capacità di misurare l’impatto sul futuro e saper valutare quando andare avanti, fermarsi ed anche tornare indietro o cambiare strada, sono qualità che se presenti e distribuite in buona quantità tra gli esseri umani, possono portarci verso un mondo migliore, più vivibile e verso una società più giusta. Questa è la rete che piace a me, e spero (e credo) non solo a me.
Perché Partigiano Civico.
Perché “L’italiano è mosso da un bisogno sfrenato d’ingiustizia” scriveva Ennio Flaiano, acuto osservatore della nostra società. In questa frase credo sia racchiusa l’essenza dell’italiano medio, o meglio, della maggioranza degli italiani, per i quali l’ipocrisia è valido schermo. Dobbiamo chiederci che cosa non ha funzionato, o cosa manca alla società del bel paese, per fare quel salto di qualità tipico delle società anglosassoni, dove il senso della cosa pubblica e del rispetto degli altri è maggiormente radicato. Non che gli altri paesi possano essere presi a modello assoluto, e nemmeno che l’italiano faccia acqua da tutte le parti, per nulla. Inutile, poi, fermarsi a recensire pregi e difetti, capacità ed incapacità, degli uni e degli altri popoli, lo facciamo ogni giorno. Ma su tutto, è evidente, non sopportiamo le regole fatte per noi, entità sociale, per poter favorire una equa coesistenza. Regole che ricadono, inevitabilmente, sui singoli. La coesistenza, troppo spesso, ce la creiamo fondandola sull’ipocrisia, un po’ come essere sposati, avere l’amante ed essere buoni cristiani allo stesso tempo. Altro segnale evidente, tra gli altri, anche il senso della laicità dello Stato che spesso vacilla. Eppure la nostra Repubblica è nata grazie a gruppi di singoli, di studenti e di soldati che hanno lasciato la loro uniforme per un solo scopo, una società libera e giusta. Era una minoranza (chiariamolo), che anelava a qualcosa che la maggioranza di noi ancora non comprende, perché non comprende il significato di Repubblica, di Costituzione e di società civile. La nostra società è nata dal sacrificio di molti (sempre una minoranza), dal sangue versato da chi ha fatto la lotta partigiana, ma la cultura civile, che sta alla base delle nostre istituzioni, non è entrata nel sangue di molti, troppi, temo una maggioranza e vorrei essere smentito. La “cultura” televisiva, e non solo, degli ultimi venti anni ha fatto il resto. La nostra Costituzione è lì, benché già danneggiata (vedasi, ad esempio, la parità di bilancio inserita su mandato UE) e non dovrebbe essere un puro simbolo, ma poi nei fatti, ogni giorno, viene smentita un po’ di più ed abbandonata a sé stessa. Si parla di scollamento tra politica e società, ma si potrebbe anche parlare di scollamento fra Costituzione e società, grazie a corpi estranei che si inseriscono nel mezzo, tra cui: la corruzione, l’asservimento a nuclei esoterici di potere ed il nepotismo. Non sono certo io, signor nessuno, che ne scrivo per primo, ma abbiamo potuto leggere tante volte le classifiche di quella o di quell’altra organizzazione internazionale, ad esempio, sulla corruzione nel mondo o sulla libertà di stampa. Allora mi domando, io, signor nessuno, posso fare anche una minima azione per cercare di cambiare quest’ordine di cose, almeno per far cambiare orientamento alla nostra società, magari nel piccolo del mio quartiere o del paesello? Non certo da solo, ma in rete (ed intendo una rete civile e sociale) siamo tanti, anche se sparsi e dispersi, ognuno preso da tematiche diverse, possiamo diffondere pensieri ed idee, informazioni e cultura tramite un’altra rete, internet, e se riesce, agire in maniera sinergica. Come tanti disorganizzati e sparuti partigiani, possiamo almeno provare a far nascere un rinnovato senso civico, a ricollegarci con la nostra storia, per poi poter andare avanti in modo diverso, senza attendere l’arrivo dell’ennesimo uomo della provvidenza, anche questo tra i nostri vizi ricorrenti. Messia che, quando va male, fa solo i propri interessi personali e, quando va peggio, è un dittatore, magari pure simpatico.
Daniele Brunetti
Photo credit: JD Hancock / Foter / CC BY