Trasparenza e informazioni: Comune di Portovenere (SP) bocciato duramente dal Consiglio di Stato
Finalmente siamo arrivati all’epilogo di una delle vicende (altre sono in corso) relative alla struttura turistica denominata “Le Terrazze” di Portovenere: il Comune di Portovenere ha illegittimamente eluso l’accesso ad informazioni (o atti) e negato copia di una serie di documenti, peraltro individuati ed elencati da sé medesimo. In precedenti articoli ho raccontato il percorso che mi ha visto ricorrere sia al difensore civico regionale della Liguria (dott. Lalla), che al TAR della medesima regione, senza alcuna fortuna, se di fortuna si può trattare.
I punti dirimenti erano due:
1) in un verbale della Polizia Municipale risulta che il titolare de “Le Terrazze” abbia dichiarato l’esistenza di accordi con il Comune di Portovenere, per i quali sarebbe stato concesso, a tali privati, di controllare l’accesso carrabile all’intera struttura prevista dal P.U.O., nonostante la stessa contenga alcune decine di posti auto pubblici, motivo per il quale nel 2013, nel medesimo punto, era stato demolito per ordinanza sindacale un cancello a scorrimento. Ovvero, un addetto della struttura sarebbe stato legittimato a controllare il traffico veicolare su un accesso pubblico. Una nota firmata congiuntamente dall’attuale sindaco e dal segretario comunale, che accompagnava tale verbale, non ha rilevato alcuna anomalia in tale dichiarazione del titolare de “Le Terrazze”, ragione per la quale il sottoscritto ha chiesto di accedere a tali accordi. Ma, ad oggi, il Comune non ha compiutamente risposto, come ha confermato in sentenza il Consiglio di Stato;
2) chi scrive ha chiesto, poi, al Comune di poter accedere alle concessioni demaniali richieste e rigettate per l’anno balneare in corso (2015), inerenti la struttura “Le Terrazze”, ma il Comune dopo aver presentato un elenco di undici documenti ed averli fatti visionare al sottoscritto, ha ritenuto di non poter concederne copia in quanto atti endoprocedimentali, ovvero inerenti procedimenti in corso non conclusi. Oltre a ciò, il TAR ha ritenuto che la mia richiesta, per le sole concessioni del 2015 e per un unico stabilimento, fosse da definirsi come “controllo generalizzato dell’attività amministrativa” (!!!). Cattivelli eh? Tanto che mi condannarono a rifondere al Comune euro 500. Ma, anche in questo caso, i Giudici di Palazzo Spada radono al suolo le acrobazie giuridiche (o simili) di T.A.R., Comune e Difensore Civico.
Entrerò in dettaglio in una seconda puntata, più tecnica, perché vale la pena di analizzare con attenzione e calma la sentenza del Consiglio di Stato n.3856/16, emessa il 13 settembre a due mesi dall’udienza in Camera di Consiglio, diversamente dal T.A.R. che impiegò solo alcune ore dal termine dell’udienza prima di pubblicarla. Valutate voi, dato che per il Consiglio di Stato, il T.A.R. Liguria avrebbe dato l’avallo a: “difetto motivazionale, irragionevolezza, travisamento dei fatti, erroneità dei presupposti” per entrambi i punti in questione. Delle due l’una, o i giudici di Genova hanno preso lucciole per lanterne, oppure hanno qualche problema con l’applicazione delle norme inerenti l’accesso agli atti amministrativi.
Ah, poi c’è anche il dott. Lalla, il nostro difensore civico regionale, più volte citato nei miei articoli passati, che anche questa volta inanella l’ennesimo successo al contrario, visto il provvedimento da lui firmato, privo di qualsiasi connotazione giuridica. Lo vedremo in una delle prossime puntate. Ne avevo già chiesto le dimissioni, ma purtroppo pare che il nostro magistrato pre-pensionato e poltronato non abbia ancora intenzione di andare a fare il nonno. Cosa che mi fa riflettere sull’utilità di Difensori Civici che non hanno la capacità o il coraggio di difendere il cittadino dagli abusi della cattiva amministrazione. Ebbene, per un provvedimento giuridicamente del tutto inconsistente del Difensore Civico, ho dovuto impegnare soldi e tempo in ricorsi al T.A.R. ed al Consiglio di Stato. Il T.A.R. Liguria, affrontato da cittadino qualunque, senza avvocato, ha voluto bocciare totalmente il mio ricorso, producendo una sentenza che non solo stravolge la realtà dei fatti, ma che si inalbera verso vette ardite, nel tentativo di opporsi alle stesse norme e giurisprudenza acquisita, oltre che al buon senso e logica. Veramente tali giudici non avevano compreso i miei testi, i documenti ed i fatti? Oppure un semplice cittadino vale meno di uno studio legale prestigioso, a prescindere?
Ma ci sono due punti, più degli altri che mi hanno colpito nella sentenza del T.A.R. ora definitivamente bocciata. Si voleva far passare anche il concetto che le concessioni demaniali fossero aprioristicamente e apoditticamente estranee ad ogni impatto ambientale, quando nel caso specifico si trattava anche di concedere lo stazionamento di un pontile galleggiante, con corpi morti immersi inclusi. Ma, ancora di più, si voleva anche far credere nell’esistenza di una procedura amministrativa definita “richiesta di informazioni” diversa ed alternativa ai normati procedimenti di accesso agli atti. Un procedimento fantasma inventato ad hoc dal T.A.R. Liguria, che ora rimarrà negli annali di giurisprudenza come l’Olandese Volante dei testi amministrativi.
Ad ogni modo, è sicuramente da ringraziare chi ha studiato attentamente le carte e le mie ragioni, in primis l’avv. Ernesto Belisario del Foro di Potenza ma con studio in Roma, che non ha certo creduto in me in maniera aprioristica ma, da attento professionista, studioso delle complessità giuridiche che mettono in relazione (e spesso in contrapposizione) il cittadino con la pubblica amministrazione, mi ha offerto la concreta possibilità di ricorrere al Consiglio di Stato, dopo le brutte batoste ricevute. Non ultima, devo dare merito a Rosy Battaglia, giornalista e paladina dei diritti civili, animatrice dell’associazione Cittadini Reattivi, di avermi consigliato ed indirizzato nel migliore dei modi, senza di lei a questo risultato non sarei certo arrivato, vista la difficoltà a trovare legali attenti, e soprattutto competenti, in queste tematiche.
Ho cercato di farmi valere, da semplice cittadino, inizialmente senza assistenza legale, sfruttando sino in fondo quella facoltà che consente la legge in materia di accesso agli atti amministrativi, ovvero di poter ricorrere al TAR senza difensore, ma persino in tale occasione sono stato sconfitto. Non ho, però, agito impulsivamente o troppo da principiante, ma nel mio piccolo ho studiato abbastanza approfonditamente la materia, ed alla fine ho avuto ragione. Però, tutto ciò denota quanto sia bassa (troppo spesso) la considerazione che P.A. e T.A.R. (e pure un buon numero di difensori civici) hanno nei confronti di un cittadino che esprime motivazioni giuridicamente fondate con i dovuti riferimenti alle norme e alla giurisprudenza, ma che di fronte a poteri forti (o comunque più forti), rappresentati da istituzioni, politica e studi legali prestigiosi, è destinato a non essere ascoltato (o letto), oppure palesemente ostracizzato in quanto fastidioso al buon andamento dell’angheria istituzionalizzata. Fino dove arriva la tracotanza, l’arroganza, la prepotenza, la tutela del prestigio delle cariche e dei ruoli, o la superficialità e la sufficienza delle proprie azioni non professionali? In questo caso, tutti questi aspetti, si sono fermati al Consiglio di Stato che, non solo ha studiato con attenzione e approfonditamente le carte, ma ha messo in campo le norme e la giurisprudenza applicandola come dovrebbe fare ogni tribunale che si rispetti, a mio parere, nella maniera più oggettiva possibile ed avulsa, il più possibile, da considerazioni umane improprie. Compensando pure le spese, graziando quindi il Comune da una condanna doppiamente amara, e come purtroppo accade troppo spesso, lasciando il cittadino con vittoria giuridica ma sconfitta economica. Ed è questo un aspetto che non pesa solo nel mio circoscritto caso, ma opera da ammonimento per quei cittadini non benestanti (o con non molto buone disponibilità economiche) che volessero cercare tutela, pur avendo pienamente motivo e ragioni di farlo, nel sistema giuridico del nostro paese che esegue, non proprio alla lettera, il mandato costituzionale definito a partire dall’art.3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge …“. Ma la mia intenzione non era certo pesare l’aspetto economico (per quanto mi fosse oggettivamente possibile), altrimenti sarei rimasto a masticare amaro e a fare giardinaggio. In questo modo, penso e spero, che un piccolo mattone sia stato messo a costruzione di un edificio comune più equo per tutti, in particolare per chi si trova a lottare per i diritti, per la difesa dell’ambiente, della legalità e non in ultimo della giustizia, che non sempre è affine alla legalità.
Mi è difficile nascondere la grande soddisfazione che ho ricevuto, la sentenza n.3856 del Consiglio di Stato, pubblicata il 13.09.16, ristabilisce verità e logica, e non solo giustizia e legalità. Si trattava di accogliere la mia richiesta ad accedere ad una serie di informazioni e documenti, presso il Comune di Portovenere (SP), inerenti i parcheggi pubblici e le concessioni demaniali presso lo stabilimento “Le Terrazze”. Richiesta parzialmente rigettata ed elusa dallo stesso Comune con ferma ostinazione, ma che ha trovato un altrettanto ostinato cittadino senza particolari titoli o benemerenze, quale io sono.
Nelle prossime puntate sarò più tecnico, nel mio piccolo, credo che valga la pena analizzare anche gli aspetti più reconditi, che potrebbero avere anche una certa influenza nel processo a mio carico voluto dal sindaco di Portovenere (prossima udienza il 10 ottobre 2016), inerente sempre la struttura “Le Terrazze”, e coadiuvato dalla Procura della Spezia, tramite il PM dott.ssa Federica Mariucci, che evidentemente ha trovato buoni motivi per rinviarmi a giudizio.
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Grazie a Sondra Coggio per l’attenzione mostrata al caso. Questo il suo articolo sul Secolo XIX del 20.09.16.
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