Isola Palmaria (SP): riserva integrale, una proposta valida a prescindere
Leggo da Il Secolo XIX di oggi (14.12.16) la lettera di Gabriella Reboa (presidente dell’associazione Posidonia), la quale probabilmente scrive a titolo personale, dato che non cita l’associazione.
Ebbene, Reboa contesta il metodo con cui sarebbe piovuta la proposta da parte di Enrico Conti (PD) all’interno del Consiglio Comunale della Spezia, ovvero lo definisce “dall’alto” e, sostanzialmente, da un luogo estraneo al consesso degli abitanti dell’isola stessa.
A parte che non vedo la proposta giungere dall’alto, sia perché il Comune della Spezia in cui si sono svolti i fatti non ha competenza territoriale sull’Isola, sia perché un partito è comunque un consesso di persone (si spera libere) che possono proporre, altra cosa è imporre. E lo scrivo io che mi trovo ben distante da quel partito.
A parte ciò, lasciare il pallino in mano a chi vive quei luoghi mi pare fuorviante, sia in linea di principio, che in ambito giuridico. Non mi pare, poi, che in passato la creazione di parchi nazionali, regionali o riserve integrali (o meno), sia dipesa esclusivamente dalle decisioni delle comunità che storicamente occupano tali aree. Il principio, sul quale mi pare concordi anche Gabriella Reboa è proprio questo: la Palmaria è un bene di interesse nazionale (mondiale: UNESCO) e di tutti. Tralascio volutamente l’aspetto giuridico, che comunque, a mio umile parere, ci ricondurrebbe alle medesime conclusioni.
Poniamoci paradossalmente, invece, cosa ne sarebbe delle nostre riserve naturali, soprattutto di quelle integrali, se il destino fosse stato deciso esclusivamente dalle comunità che quei luoghi li abitano e vivono da sempre. Pensate che avrebbero accettato restrizioni al loro operare da secoli? Pensate che chi prima tagliava alberi senza problemi per alimentare il proprio caminetto, o per vendere legna ad altri, avrebbe accettato di buon grado limiti alla propria attività? Pensate poi, che chi ha un bel appezzamento di terra con un rudere da trasformare in villa, o più ruderi da far diventare tante villette, apprezzerebbe un controllo più stringente su tali speculazioni, abusive o meno? Non faccio a caso questo esempio, è di quest’anno il caso della presunta lottizzazione abusiva alla Palmaria, accertata grazie all’operato del Corpo Forestale dello Stato.
Posso capire che dal punto di vista demagogico, scrivere: “le proposte devono nascere dalle comunità che vivono quei luoghi”, suoni bene. Ma non è questo il caso, perché in questo ambito nascono evidenti conflitti di interesse, tra chi possiede terreni ed immobili, magari fatiscenti, li vede aumentare di valore per il congiungersi di una serie di fattori positivi (cessione di beni demaniali dello Stato e finanziamenti regionali sul futuro dell’isola), e chi invece tiene al rispetto dell’isola come bene ambientale di tutti.
Questo conflitto di interessi, tra proprietari di terreni ed immobili sull’isola (abitanti o meno) ed efficace tutela dei beni ambientali della Palmaria, è troppo tangibile per non evidenziarlo e tenerlo in seria considerazione, ne è ammonimento ciò che è avvenuto ed avviene troppo spesso.