Spiaggia abbandonata, sversamenti e la voragine. Portovenere (SP), Olivo
Le connessioni fra una spiaggia abbandonata e gli sversamenti fognari del 2019, ma anche 2020. A Luglio 2019 ARPAL rileva un campione fuori norma, ma per il sindaco si tratta di chiusura “precauzionale” alla balneazione. ACAM Acque dichiara la condotta fognaria principale da rifare per 300 metri. ASL, non informata dello sversamento di giugno 2019, non ferma la raccolta di mitili.
E’ giunto il momento di approfondire il tema, anzi i temi: spiaggetta delle sule abbandonata (ovvero spiaggia subito ad est dello stabilimento “Sporting Beach”), muraglione, cedimenti, sistema fognario, salute pubblica e stato delle acque marine in zona Olivo. Come ho già scritto su Facebook, in merito alla voragine stradale del 26 maggio scorso, ci sono alcune concause, ma una causa principale: l’abbandono della spiaggetta alla base del muraglione, abbandonata da decenni. Nessuna amministrazione che abbia messo una pietra di ripascimento. Il motivo è chiaro: quella spiaggia andava abbandonata perché c’erano altri progetti da compiere. Una spiaggia deteriorata è molto più facile da eliminare, perché portata, forzatamente, ad un uso minore, ad una affluenza minore. Meno arenile, meno gente, meno proteste per l’eliminazione definitiva.
La storiella della spiaggetta non frequentata
In merito alla volontà di abbandonare quella spiaggetta per altri fini, abbiamo i pareri convergenti delle amministrazioni Nardini (centro-sinistra) e poi Cozzani (centro-destra), a partire da verbali di Consiglio Comunale del 2012, quando il sindaco era Massimo Nardini e consigliere di minoranza Matteo Cozzani, e via nel tempo. Entrambi raccontano la storia della spiaggetta non frequentata (non è vero), in realtà volutamente abbandonata al degrado. L’obiettivo era sempre quello, la vecchia storia degli oneri di urbanizzazione dovuti dal privato per la mega-struttura de “Le Terrazze”. Ne ho scritto più volte. Ottenuto, nei primi anni 2000, il via libera al progetto stabilimento balneare e RTA (residenza turistico alberghiera) con ristorante, bar (2), campo di calcetto e parcheggi (in buona parte a destinazione pubblica), gli oneri pubblici vanno a farsi benedire. Eppure ottengono, agibilità e licenze commerciali. La convenzione del 2004 prevedeva che, contestualmente alla costruzione della struttura privata, si avviasse l’edificazione del prolungamento della passeggiata a mare, proprio dove è avvenuto il crollo, proprio dove c’è la spiaggetta abbandonata. Qui la versione integrale della convenzione originaria del P.U.O. n.3650/2004 che non è scaduta per nulla: opere a scomputo, art.4, lettera f. Nulla di tutto ciò è stato rispettato per circa 14 anni, ma intanto il privato faceva i propri guadagni, pure con i posti auto a destinazione pubblica. Questo fino al 2018, quando la situazione si legalizza con una nuova convenzione sui posti auto, a costi molto vantaggiosi per il privato. In pratica, però, il prolungamento della passeggiata a mare ancora non si vede, nonostante in origine prevedesse un consolidamento della spiaggetta. Cosa che avrebbe evitato la voragine dell’altro giorno, comunque la situazione a rischio (ora conclamato) di quel versante. Mentre i costi si sono decuplicati, ovviamente sulle spalle della comunità. Nel frattempo, però, si è provveduto ad aggiornare il progetto e il Piano di Utilizzo del Demanio (PUD), immaginando, al posto della spiaggetta, una bella banchina cementificata per accesso a tre pontili galleggianti, spostati dal lato est della baia. Dando in cambio meno spiaggia, o meglio, un pezzetto di spiaggia e un pezzo di banchina di cemento (dove stanno ora i pontili), ad uso anche cani. Questo anche se una molto parziale frenata, almeno in parte appunto, c’è stata, grazie ad alcune prescrizioni regionali.
Il muraglione danneggiato dal mare, gli effetti sulla superficie stradale, sulla rete fognaria e in mare
Veniamo ai fatti concreti, agli effetti sulla strada e sulla fognatura. Le fotografie alla base del muraglione mostrano gli impatti del mare.
Le fotografie sono del 2 e 3 giugno, senza e con alta marea. Il muro di contenimento, alla base, ha perso una mole notevole di pietre. Notevole è stata l’erosione andata in buona profondità sotto al muro, proprio nel punto dove, lo scorso anno, si sono visti gli sversamenti a mare.
Da quanto tempo andavano avanti le perdite fognarie, magari anche in altri punti della condotta principale e non? Possibile che vi fossero perdite annose, magari non visibili, perché filtrate nel terreno e poi confluite in mare, sotto l’arenile? L’erosione marina, poi diventata contestuale alle perdite fognarie, ha dato modo di far perdere consistenza ad una fascia di terreno subito aderente al muro? Il terreno dilavato dal mare ha provocato cedimenti su quella colonna di terreno, danneggiando l’impianto fognario che, a sua volta, ne ha accelerato il dilavamento?
A vedere le fotografie (sopra, del 26 giugno 2019, durante gli sversamenti) si direbbe tutto interconnesso, tutto correlato. Il terreno sparito da sotto il manto stradale, dove e come sarebbe stato dilavato? La sola azione della fognatura, per come pare propendere il sindaco, non credo sia del tutto ragionevolmente sensata. Teniamo anche conto che i punti di prelievo ARPAL potrebbero non aver intercettato perdite minori (anche se ripetute), poi subito diluite in mare.
Fate le vostre valutazioni. Le fotografie immediatamente precedenti (qui sotto), a poche ore dalla formazione della voragine del 26 maggio, mostrano un cedimento della superficie stradale parallelo e aderente al muro, lungo una fascia di diversi metri, direi tra 20 e 30 metri.
Il punto dell’attuale voragine è il punto più a valle di questa fascia (prime due foto a sinistra sopra), ovvero il punto a valle anche delle precedenti perdite di giugno e luglio 2019. A valle perché, in quell’area, la condotta principale della fognatura porta i liquami per gravità verso ovest, ovvero verso il paese. Nelle fotografie sotto, la voragine nel momento dell’intervento delle autorità (di spalle il sindaco con giubbino “Protezione Civile” e i tecnici), dopo il riempimento e durante la prima prova geologica del 27 maggio.
Da notare che, ad oggi, nessun divieto, cartello o altro è stato posto ad impedire l’accesso alla spiaggetta, nonostante la voragine e lo stato alla base del muraglione, senza considerare che la nuova condotta fognaria non è ancora entrata in funzione (sotto foto del 2 giugno 2020).
Non secondario il fatto che l’area messa in sicurezza non comprenda tutta la fascia con presenza di avvallamento e rotture del manto stradale (foto sotto del 3 giugno 2020).
La fognatura un acceleratore, non la causa del crollo, ma certamente origine di inquinamento marino
Capisco che il sindaco abbia tutto l’interesse nell’affermare la responsabilità della sola fognatura in merito al cedimento stradale, ma posso portare a testimonianza le fotografie viste nel paragrafo precedente. Posso affermare, inoltre, che avevo notato l’abbassamento della superficie stradale in quella fascia, almeno da gennaio, come le foto sotto dell’8 gennaio 2020.
Da allora avevo cominciato a fare una serie di fotografie, incredibilmente fino alla mattina del 26 maggio, a poche ore dal crollo, come riportato più sopra. Il cantiere di ACAM Acque, solo in date più recenti, si è posizionato davanti all’Hotel Royal (zona della voragine) per proseguire i lavori di collocazione della nuova condotta fognaria. A quanto pare, lavori che sembrano aver dato il colpo di grazia ad una instabilità pregressa. Mi chiedo come sia possibile che in tutto questo tempo nessuno, tra le autorità e ACAM, abbia notato quei cedimenti, con lesioni evidenti dell’asfalto. E’ vero, non ho mandato le mie solite PEC, perché la situazione in Comune era ed è ben conosciuta da tempo, da anni, come testimoniano i verbali di seduta di Consiglio Comunale. Per una volta non ho voluto fare il solito rompiscatole. Del resto, a giugno e luglio 2019, c’erano stati sopralluoghi congiunti di più autorità a seguito degli sversamenti fognari a mare. ACAM stessa, durante i lavori ancora non terminati e cominciati a fine 2019, ha i propri tecnici e il direttore dei lavori. Senza contare quanto il sindaco e l’assessore Di Pelino avevano affermato in due diverse, e più recenti, sedute di Consiglio Comunale (riprendo dal post di Fabio Carassale, consigliere di minoranza, integrandolo con documenti e testo citato ulteriore):
C.C. 26 Luglio 2018 – Ass. Di Pelino (a pagg. 5 e 6 del verbale di seduta):
“… affermate (rivolto all’opposizione) in modo catastrofico la pericolosità del muro, vi posso garantire che abbiamo fatto un sopralluogo e non sussiste nessun pericolo. E’ vero manca qualche sasso però, siccome a breve partiranno i lavori, appena possibile, e quindi sarà ripristinato con la nuova passeggiata, non è il caso di istituire nessun cantiere.
Per quanto riguarda il ripascimento, come voi affermate da una parte al punto precedente in buona parte lambite dalla mareggiata, si tratta di pochi metri di spiaggia scarsamente frequentata per cui non ci sembrava di investire delle risorse in quella zona, e abbiamo preferito investirle in altre. …”
C.C. 12 Luglio 2019 – Sindaco Cozzani (a pag.11 del verbale di seduta):
“… la zona delle sule, è sicuramente una zona molto bella ma è una zona che oggi ha un grosso pericolo che è quello del cedimento di quel muraglione che tutti quanti avete visto l’assegnazione [ndr: la situazione] … (voci)… scusate, ad oggi è ovvio che non mostra nessun pericolo ma a lungo andare è chiaro… il motivo per il quale era già stato chiesto un finanziamento per ristrutturarlo. …”
Tralascio le parti a verbale che contesto in merito ai fatti reali sulla situazione “Le Terrazze”, come ho già scritto più volte.
Ebbene, da quanto tempo, oltre al pericolo dovuto all’instabilità di quel fronte, si aggiungeva lo sversamento di liquami in mare, magari filtrati in parte dal terreno, magari in quantità ridotte? Proprio pochi giorni fa, la chiusura e la rapida riapertura alla balneazione a seguito di perdite fognarie, data la voragine del 26 maggio scorso, con danni alla vecchia conduttura, ancora in funzione.
La condotta fognaria aveva, da anni, problemi strutturali
Ma veniamo ad elementi importanti che ho individuato dai miei accessi agli atti relativi agli sversamenti in mare dello scorso anno. Il problema delle perdite fognarie era strutturale, non contingente. E ricordiamoci che, ad ora, inizio giugno 2020, la nuova condotta fognaria non è stata ancora conclusa.
Con questa lettera del 14 agosto 2019, indirizzata ad ARPAL, per conoscenza alla Provincia di La Spezia e ASL 5, ACAM Acque, per voce di Fabrizio Masetti, responsabile delle reti fognarie, afferma che:
“… in via dell’Olivo, nel recente periodo, si sono verificati n°2 episodi di fuoriuscita fognaria, rispettivamente avvenuti in data 27/06/2019 e 24/07/2019: entrambi sono riconducibili a fenomeni di intasamento della rete fognaria a gravità, e sono stati risolti con interventi di disostruzione della condotta. …”;
“… Comunichiamo infine che sono in previsione alcuni adeguamenti strutturali della rete fognaria di Via dell’Olivo. In particolare, considerato che uno dei motivi posti a base del rischio di intasamento della tratta fognaria compresa tra gli impianti di pompaggio “Olivo 1” e “Olivo 2”, è rappresentato dal diametro relativamente piccolo della condotta, è stato programmato il rinnovamento, con aumento di diametro, di tutta la condotta, per un tratto di circa 300 metri. Inoltre, per entrambi i sollevamenti sopra citati, è prevista l’implementazione del sistema di telecontrollo, ora assente. …”
Ma attenzione, il “programmato” rinnovamento della condotta, per ben 300 metri, non era in realtà programmato a breve da prima delle perdite di giugno e luglio 2019. La “programmazione” o “riprogrammazione” è arrivata chiaramente a seguito di quelle perdite e delle mie istanze di accesso del 31 luglio 2019, indirizzate ai vari enti coinvolti, tra cui ACAM Acque. Questa mi ha trasmesso vari documenti, inclusa la lettera in oggetto. La prova che la (ri)”programmazione” fosse stata attivata dopo le perdite? Eccola, nella foto sotto, il cartello di cantiere ancora in corso: “… intervento fuori PDI ma ricompreso, in anticipo rispetto alle previsioni di piano…“. Ovviamente, il termine lavori corretto non è precedente all’inizio lavori, ma sarebbe il 05.07.2020.
Il sindaco, in una ordinanza, indica motivi precauzionali al divieto di balneazione, senza citare l’analisi con valori fuori norma di ARPAL
Devo subito fare presente che ho riscontrato un buon numero di problemi e carenze, a seguito del mio accesso agli atti presso il Comune. Questo oltre ad inerzie, in violazione alle norme sull’accesso, tanto che ho dovuto chiedere l’intervento del Difensore Civico Regionale. Il difensore si è mosso a mio favore, ma sempre per le vie brevi. Resta che ho rilevato notevoli mancanze documentali. Ci vorrebbe un intero e corposo articolo per descrivere il tutto. Aspetti che comunque ho fatto presenti al Comune per iscritto e che rimangono agli atti.
Per ora, mi preme evidenziare alcune questioni importanti.
Il primo evento, che ha determinato la prima ordinanza di divieto di balneazione del 27.06.19, era stato segnalato il 24 giugno, da persona di mia conoscenza, per email alla Polizia Locale. Seguono alcuni sopralluoghi, ma solo con il sopralluogo congiunto Comune, CP e ACAM del 27 giugno si arriva, finalmente, al divieto di balneazione. Da lunedì 24 arriviamo, quindi, a giovedì 27. Scatta la fibrillazione per il vicino finesettimana e, sabato 29, arriva la revoca del divieto a seguito di analisi ARPAL. Insomma, solo due giorni per sistemare tubazioni, fare prelievi, fare analisi dei campioni e revocare, ma 3 giorni per prendere atto del problema. Nel frattempo, la gente continuava a frequentare una spiaggetta con liquami maleodoranti, certo non a getto continuo. Oltre a ciò, risulta agli atti della Capitaneria di Porto di La Spezia, una segnalazione del 25 giugno, con la quale si descrivono sversamenti di “colore bianco e odore di fogna“. Situazione presente da “una quindicina di giorni“. Anche a marzo 2019, ma si direbbe dovuto ad altre cause, un pluviale della zona aveva scaricato a mare quello che poteva apparire come residuo di calce. Fatto segnalato alla Capitaneria di Porto.
Il secondo evento vede una apparente più celere reazione da parte del Comune, a seguito di una segnalazione. Il fenomeno stesso è stato più limitato nel tempo, rispetto allo sversamento di giugno. L’ordinanza di divieto di balneazione è datata 24 luglio 2019 (venerdì). Il 27 luglio (lunedì), giunge una revoca parziale del divieto. E qui la cosa si fa interessante. Seguendo la distinzione in zone di ARPAL, il sindaco ristabilisce la possibilità di balneazione dallo stabilimento “Sporting Beach” alla scogliera verso l’Arenella (verso il paese), ma mantiene il divieto dalla spiaggetta delle sule (quella con lo sversamento), fino allo stabilimento “Le Terrazze”. Un po’ un paradosso, sempre che si voglia garantire un flusso di corrente marina, vento e inquinamento costante verso est, a tutte le ore, e mai verso ovest. Lo stabilimento Sporting Beach, infatti, è a poche decine di metri ad ovest dalla fonte di inquinamento, mentre lo stabilimento “Le Terrazze” sta ben più distante. Abbiamo poi una foto diffusa sui social da “Spezzino Vero”, che mostra il colorante a mare per individuare le perdite e illustra chiaramente come si diffonda ampiamente lo sversamento.
Oltre a questo, il sindaco scrive nell’ordinanza del 27.07.19:
“… RITENUTO che in attesa dell’esito delle ulteriori analisi di A.R.P.A.L., in via precauzionale si [ritiene] opportuno mantenere il divieto temporaneo di balneazione nella zona “II Traversa Olivo”
cod. IT00701102201 …”
PRECAUZIONALE? Precauzionale non proprio, anzi, per nulla. Difatti ARPAL aveva avuto un esito NON conforme da un campione, quindi con valori fuori norma. L’esito viene comunicato lo stesso 27 luglio, alle ore 12:17, da parte della dott.ssa Clara Scippa, responsabile dell’U.O. Laboratorio Levante, con una email e non PEC (per problemi tecnici di ARPAL), ma a diversi indirizzi:
protocollo.generale@pec.asl5.liguria.it, dgprev@postacert.sanita.it, protocollo@pec.regione.liguria.it, prevenzione@regione.liguria.it, protocollo@pec.comune.portovenere.sp.it, segreteria@comune.portovenere.sp.it, roberto.pomo@comune.portovenere.sp.it, sindaco@comune.portovenere.sp.it, balneazione@arpal.gov.it, balneazione.levante@arpal.gov.it
Considerato che l’indirizzo PEC del Comune certamente non riceve e non accetta semplici email, che Roberto Pomo non è più dipendente, da tempo, del comune, la segreteria del sindaco e il sindaco stesso l’hanno certamente ricevuta (ma io non l’ho reperita agli atti del Comune). Non solo, la comunicazione di esito sfavorevole, in oggetto però definita “favorevole”, non arriverà certo anche a tutte le altre caselle PEC istituzionali, in quanto accettano in ricezione solo PEC. Ad esempio, la mail non sarà giunta al Ministero della Salute (dgprev@postacert.sanita.it) e alla ASL 5 “Spezzino” (protocollo.generale@pec.asl5.liguria.it), visto che non risultano utilizzati anche indirizzi alternativi, non PEC.
Conferma di ciò è che, solo il 29 luglio, ARPAL provvederà ad inviare tramite PEC ufficiale, al Ministero, ASL e altri enti, i risultati NON conformi ottenuti già dal 27, due giorni prima. Eppure le “disposizioni tecniche procedurali” della Regione Liguria, allegato 1 al Decreto Dirigenziale AM-1205 del 2019, al paragrafo E, “Inquinamento accidentale: campioni extra“, punto 4, prevedono:
“La valutazione dei risultati analitici avverrà come segue:
– Se il campione sul punto istituzionale risulta non conforme, si dichiara non idonea l’intera acqua di balneazione.
– Se il campione sul punto istituzionale risulta conforme, ma uno o più campioni Extra negli altri punti risultino non conformi, il Comune, qualora lo ritenga opportuno, può procedere ad una interdizione parziale dell’acqua di balneazione, anziché interdire l’intera tratta rappresentata dal punto istituzionale.
– In entrambi i casi il Comune trasmette l’ordinanza al Ministero della Salute, tempestivamente, tramite le modalità informatizzate predisposte sul Portale Acque, alla ASL competente, a Regione Liguria e ARPAL (riferimenti al paragrafo I) che ne informa il cittadino tramite il servizio online dell’Agenzia sul sito www.arpal.gov.it alla voce “Balneazione”.”
Ovvero, si richiede una trasmissione tempestiva sull’esito del campione non conforme. Nello stesso giorno, il 29, si effettuano gli ultimi campionamenti, quelli che poi risolveranno il problema pendente.
Infine, il 31 luglio 2019, con ordinanza n.51, il sindaco revoca il divieto di balneazione, anche per quest’ultima zona a levante dell’Olivo, indicando l’esito favorevole delle analisi appena arrivate da ARPAL, ma guardandosi bene dall’informare, anche questa volta, in merito all’esito NON conforme delle precedenti analisi. Di tutte le analisi trasmesse, quindi, l’unica con problemi tecnici di trasmissione via PEC è stata quella con risultato NON conforme. In stessa data, 31 luglio, la PEC di ARPAL funziona benissimo e trasmette gli esiti a tutti gli enti destinatari, tra cui il Ministero della Salute.
L’ASL non informata dello sversamento del 27 giugno 2019
Risulta agli atti una nota della ASL 5 “Spezzino”, datata 5 luglio 2019, con cui il direttore della S.C. Igiene Alimenti di Origine Animale, dott. Mino Orlandi, convoca una riunione fra Capitaneria di Porto, ARPAL, ACAM-IREN, Autorità Portuale e S.C. Sanità Animale della stessa ASL 5. La riunione, definita “Tavolo Molluschicoltura“, viene indetta per il 16 luglio, motivo:
“Facendo seguito a quanto appreso dalla stampa locale (sversamento liquami loc Olivo di Portovenere) ed alla nota prot.363-V indirizzata ad ARPAL La Spezia …”.
A quanto pare ARPAL avrebbe dimenticato di segnalare ad ASL una sospetta perdita fognaria in zona di allevamento di mitili. Da qui la riunione ad oggetto: “Procedura emergenza a seguito sversamenti e incidenti a mare“. Fortunatamente il direttore Orlandi legge i giornali e il 2 luglio 2019 attiva i controlli ASL sui mitili raccolti, presenti presso la Cooperativa Mitilicoltori Associati sita a Santa Teresa di Lerici. In stessa data vengono anche ordinati ad ARPAL prelievi presso le coltivazioni a Portovenere. L’esito è fortunatamente favorevole, ma il ritardo non permetterà l’emissione, da parte della ASL, della dovuta ordinanza cautelare di temporanea sospensione della raccolta e commercializzazione di molluschi bivalvi. Ordinanza che, però, verrà regolarmente emessa il 24 luglio 2019, questa volta a seguito del secondo sversamento in stessa data.
Accesso agli atti: che sofferenza
Come ho già scritto, la mia istanza di accesso agli atti presso il Comune è stata veramente faticosa, tra i vari silenzi, ricorso al Difensore Civico e tira e molla vari. L’istanza è stata trasmessa per PEC il 31 luglio 2019. A 30 giorni di legge nessuna risposta. Il 10 settembre ho inviato una diffida ad adempiere. Ancora silenzio. Il 18 settembre ho presentato ricorso al Responsabile della Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza dello stesso Comune, ovvero al segretario comunale, dott. Gustavo Tomaselli, come prevede il D.Lgs. 33/13. Segretario che accoglie il ricorso con nota del 03.10.19, senza però definire alcun termine e modalità di accesso. Il 26.09.10 avevo, però, precauzionalmente, presentato ricorso anche al Difensore Civico Regionale sulla base delle altre normative all’accesso. Difensore che non emetterà alcun provvedimento formale, ma si adopererà esclusivamente per le vie brevi, ovvero con telefonate al segretario comunale ed a me, per aggiornamenti. La “moral suasion”, dopo ulteriori lungaggini (tra cui la strana prassi vedere e non copiare, che rifiuto), sfocia finalmente in una prima sessione di accesso effettiva, in data 16 ottobre 2019, ovvero un mese e mezzo dopo la scadenza dei termini di legge. In questa sessione mi vengono mostrate veramente poche carte, rispetto a quanto mi dovessi aspettare, e non per chissà quali strane considerazioni, dato che nel frattempo avevo avuto modo di accedere presso: ACAM Acque (senza problemi), ARPAL (senza problemi) e Capitaneria di Porto di La Spezia (con problemi e ricorsi, vinto presso il Ministero delle Infrastrutture e per cessata materia del contendere presso la Commissione per l’Accesso ai Documenti Amministrativi alla Presidenza del Consiglio dei Ministri). In seguito, feci accesso anche presso la ASL. Ovvero, facendo verifiche documentali incrociate. In merito alla Capitaneria di Porto, devo, però, fare presente che il contestuale passaggio delle consegne dal comandante Seno al comandante Stella, ha influito in meglio sull’esito finale, viste le pessime premesse.
Devo sicuramente citare l’articolo del 29 maggio scorso, con cui Viliana Trombetta su La Nazione, riesce a dare una ottima sintesi della situazione più recente.
Ad oggi, a seguito della voragine creatasi il 26 maggio scorso, abbiamo un divieto alla balneazione per rottura della linea fognaria in stessa data, revocato il 30 maggio (sabato). Un divieto di circolazione ai mezzi pesanti, fino a revoca da stabilirsi [ndr del 05.06.20: mi correggo, di una settimana dal 27.06 in attesa delle prove geologiche, poi effettuate. Quindi con ripristino del traffico normale, anche pesante (peggio mi sento), dal 3 giugno]. Il servizio navetta per il bus che si ferma al Cavo. Prove geologiche notturne effettuate nella notte tra il 1 e il 2 giugno, che hanno richiesto la chiusura al traffico. Questo è quanto, ma non tutto. Credo continuerà.
AGGIORNAMENTO: il 6 giugno 2020 ritorna un divieto di transito ai mezzi pesanti su Via Olivo fino al 30 giugno, per la questione stabilità sede stradale e muraglione zona Hotel Royal (immediatamente dopo). Il divieto passa da massimo 3,5 a massimo 26 tonnellate. Con alcune prescrizioni per i mezzi in transito (mi chiedo se sia ragionevole mettere un divieto di accesso alla spiaggetta sotto al muraglione. Se non leggo male gli autobus pesano al massimo massimo 25 tonnellate):
Dal 06/06/2020 al 30/06/2020
1) TRANSITO VIETATO nella Via Garibaldi e nella Via Olivo ai veicoli aventi una massa superiore alle 26 tonnellate;
2) DIVIETO DI FERMATA con rimozione in Via Olivo, ambo i lati, tratto compreso tra il civico n. 349 e 389;
3) Deviazione asimmetrica a sinistra del transito veicolare sulla carreggiata della Via Olivo nel tratto compreso tra il civico n°349 e il civico n°389 con obbligo di procedere il più possibile a margine lato monte della carreggiata utile;
4) Istituzione del limite di velocità di 20 km/h nella Via Olivo tratto compreso tra il civico n°349 e il civico n°389;
5) Istituzione di percorso protetto per i pedoni nella Via Olivo tra il civico n°349 e il civico n°389 in adiacenza all’area di cantiere con prosecuzione del passaggio pedonale in opera sul lato mare della carreggiata;
6) Il personale tecnico comunale è incaricato di apporre idonea segnaletica di cantiere e di preavviso conforme al Regolamento di esecuzione del vigente Codice della Strada in opera sia di giorno che di notte anche con l’ausilio di personale della Polizia Locale;
7) i veicoli trovati in sosta verranno rimossi con carro attrezzi con spese a carico del contravventore.